Urso: «Mosca usa le fake per condizionarci, ma dobbiamo saper garantire pluralismo e libertà»

3 Mag 2022 11:08 - di Sveva Ferri

«La disinformazione è una delle armi che Mosca da sempre utilizza per condizionare le democrazie occidentali, lo abbiamo evidenziato più volte nelle nostre relazioni al parlamento, in tempi non sospetti». Adolfo Urso, torna sulle polemiche suscitate dall’intervista del ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, a Zona Bianca su Rete 4, avvertendo come «fake news» e «disinformazione sistematica» siano elementi di quelle che ormai si chiamo «guerre ibride». Epperò, avverte il presidente del Copasir, l’«attenzione» e la «responsabilità» verso questo scenario si devono necessariamente conciliare con le garanzie di «pluralismo e libertà», i valori che «i regimi autocratici vorrebbero conculcare».

Urso: «Gli eventi forse ci diranno le finalità di Lavrov»

Per Urso «può darsi che (l’intervista, ndr) abbia avuto l’effetto contrario, ma non mi avventuro in interpretazioni proprio perché il ruolo che ricopro mi impone cautela». «Lavrov è sempre stato considerato una persona molto accorta, prima della guerra tutti lo definivano geniale. Uno straordinario diplomatico, forse il migliore al mondo, capace di mettere nel sacco chiunque», ha ricordato Urso in un’intervista al Giornale, nella quale ha spiegato che «quali fossero le sue finalità forse lo capiremo alla luce degli accadimenti».

«La disinformazione falsa la realtà anche a chi la pratica»

Urso, poi, ricordando che «anche Putin per mesi negò l’evidenza che le truppe ammassate ai confini dell’Ucraina preparassero l’invasione, e ancora oggi impone che non si usi il termine guerra nei loro talkshow». Lo stesso presidente russo, ha poi sottolineato ancora il senatore di FdI, «pensava a un’accoglienza da liberatori per le sue truppe e ora si ritrova con i russofoni che per protesta insegnano ai loro figli a parlare ucraino». Dunque, «la disinformazione, quando diventa sistema, falsa la realtà anche a chi la pratica».

Un elemento della “guerra ibrida”

«La disinformazione sistematica, insieme alla guerra cibernetica e allo spionaggio, con la costruzione di fake news e l’uso spregiudicato dei social, sono parte di quella che si chiama “guerra ibrida”, estremamente pericolosa in un villaggio globale in cui le democrazie occidentali in quanto società aperte sono per loro natura più vulnerabili», ha chiarito ancora il presidente del Copasir, ricordando che «si è coniato il termine infodemia, l’epidemia di informazione che rende difficile anche ai più esperti giornalisti riconoscere l’affidabilità delle fonti».

Il ruolo del Copasir e l’audizione con Rai e AgCom

Dunque, i pericoli connessi all’uso di fake e disinformazione riguardano tutti: tanto chi quella propaganda la promuove, quanto chi la subisce. «Proprio per questo ci vuole piena consapevolezza e responsabilità anche in chi deve giustamente garantire pluralismo e libertà, proprio i valori che i regimi autocratici vorrebbero conculcare», ha spiegato Urso, chiarendo quindi che nelle audizioni dell’Ad Rai Carlo Fuortes e del presidente Agcom, Giacomo Lasorella, in calendario al Copasir il prossimo 12 maggio, «non c’è alcuna intenzione di fissare regole e tantomeno di dare consigli: abbiamo altre competenze e altre modalità rispetto a Vigilanza e Agcom».

Urso: «La libera informazione si basa sul pluralismo»

«Non interveniamo in alcun modo nei palinsesti e nelle libere scelte dei giornalisti. Il nostro compito è semmai esattamente il contrario: garantire che non ci siano interferenze esterne finalizzate a condizionare la nostra libera informazione. Che si basa anche, e direi soprattutto – ha concluso Urso – sul pluralismo delle fonti e delle opinioni».

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