Strage di Brescia, l’avvocato di Tramonte: ecco perché la strage non è fascista e lui è innocente

28 Mag 2022 20:45 - di Paolo Lami

Dopo l’accoglimento da parte della Corte d’appello di Brescia dell’istanza di revisione del processo, l’avvocato Baldassarre Lauria, difensore di Maurizio Tramonte, padovano, ex-collaboratore del Sid (Servizio informazioni difesa), condannato in via definitiva nel 2017 all’ergastolo per la strage di Piazza della Loggia a Brescia, di cui oggi ricorre il 48esimo anniversario spiega all’AdnKronos perché, a suo parere, quell’attentato non fu fascista e perché il suo assistito è innocente: “Maurizio Tramonte è innocente. E per la chiave di lettura che faccio delle carte processuali, a mio avviso la strage di Piazza della Loggia non ha una matrice fascista”.

Per Tramonte, attualmente detenuto nel carcere di Fossombrone e unico condannato all’ergastolo ancora in vita (il secondo è l’ex-capo di ‘Ordine Nuovo, Carlo Maria Maggi, morto nel 2018), si svolgerà, dunque, un nuovo processo.

“Intanto va sottolineato che da un punto di vista tecnico-processuale – esordisce il legale – l’ammissibilità della revisione è un fatto molto raro, nel senso che nel momento in cui la Corte ammette la revisione, significa che ha valutato positivamente l’attitudine astratta delle nuove prove rispetto alla finalità di rimozione del giudicato di condanna”.

“Statisticamente – osserva il legale di Tramonteoltre il 95% delle istanze di revisione vengono bloccate sul nascere e dichiarate inammissibili. Questo accade quando la prova, quand’anche dovesse essere accettata, non ha comunque quell’attitudine a mettere in discussione il giudicato di condanna“.

“Nel nostro caso – spiega invece l’avvocato -, nonostante due lunghissime udienze andate avanti per oltre 16 ore, d’altronde ci sono circa 80 parti civili, la Corte ha ammesso l’istanza ritenendo il tema di prova che noi abbiamo introdotto idoneo eventualmente a rimuovere il giudicato”.

“Ma qual è il tema di prova? Alla colpevolezza di Tramonte, che all’epoca dei fatti aveva 19 anni, si arrivò dopo circa 40 anni e dopo una sequela processuale impressionante. Tramonte venne assolto a Brescia in primo grado, poi ancora assolto a Brescia in secondo grado, la Cessazione del 2014 annullò le due assoluzioni e investì di un nuovo giudizio la Corte d’assise d’appello di Milano, che condannò Tramonte all’ergastolo sulla scorta di una prova nuova che intanto era emersa. Era stata, infatti, pubblicata da parte di un museo di Brescia una fotografia nella quale si vedevano alcuni ragazzi che osservavano ciò che era accaduto sul luogo della strage“.

“Ebbene – sottolinea il legale – uno di questi ragazzi presenti sul luogo della strage fu riconosciuto nella foto da un compagno di cella di Tramonte, Vincenzo Arrigo, morto l’anno scorso, che chiamò gli inquirenti informandoli che Tramonte, commentando il processo, gli disse che quello della foto era lui. La Corte di Assise di appello di Milano risentì Arrigo, ma siccome si trattava di un pluripregiudicato anche per reati di calunnia, dispose una consulenza antropometrica che concluse circa la compatibilità del soggetto della foto con Tramonte. Da qui la condanna”.

“D’altro canto – ragiona l’avvocato Baldassarre LauriaMilano non avrebbe potuto condannare sulla scorta delle stesse carte, aveva necessità di arricchire la realtà processuale. E questo fu l’arricchimento“.

“Ecco – aggiunge -, noi ci siamo mossi su questo fronte producendo delle testimonianze e soprattutto alcune foto dell’epoca di Tramonte, che sono certificate, come ad esempio la foto del matrimonio e quant’altro, che danno conto di una totale incompatibilità fra i due soggetti. E’ chiaro che noi abbiamo fatto questa comparazione con una nuova tecnologia antropometrica, sulla cui base il nostro perito ha concluso dicendo che vi era assoluta incompatibilità fra il soggetto della foto e Tramonte”.

Ora “il tema della revisione è dimostrare che Tramonte non era presente quel giorno in piazza della Loggia. E’ chiaro che la circostanza della sua presenza in piazza, infatti, costituì il punto di sutura di tutti gli altri elementi indiziari che a Brescia erano stati ritenuti insufficienti. Se Tramonte, che è un 19enne di Padova, si trova il giorno della strage in piazza della Loggia, ci sarà una ragione”.

“Ma dico di più – prosegue il legale -, noi in questa fase difendiamo Tramonte, in questo momento l’oggetto del processo di revisione riguarda solo lui, ma io ho letto tutti gli atti processuali, centinaia di migliaia di pagine, e abbiamo già acquisito gli elementi che a nostro avviso allontanano la strage di Piazza della Loggia dalla matrice fascista”.

“Questo – anticipa il legale di Tramonte -,sarà oggetto, eventualmente, di un successivo intervento, però va evidenziato che loro hanno ritenuto che Carlo Maria Maggi abbia organizzato la strage circa 10 giorni prima del 28 maggio del 1974. In realtà abbiamo scoperto che quella manifestazione fu organizzata tre giorni prima. Maggi non poteva organizzare una strage di un evento che all’epoca non era stato ancora organizzato”.

“Il vero problema è che loro sono subito partiti a cercare delle prove all’interno di un perimetro valutativo, e cioè che la strage doveva essere per forza fascista“, spiega il penalista rivelando che per la strage di piazza della Loggia a Brescia il modello pregiudiziale investigativo e giudiziario stato identico a quello delle altre stragi, prima fra tutte la strage di Bologna, accollate, a prescindere, alla destra.

Subito dopo l’avvocato osserva: “A Brescia due Procure, quella dei minori e quella ordinaria, hanno recentemente chiuso altri due filoni d’indagine sempre ripercorrendo la pista fascista dietro la strage. In queste ricostruzioni, in una è indagato Marco Toffaloni, 17enne all’epoca dei fatti, e nell’altra Roberto Zorzi, vengono presi sempre come spunti iniziali la matrice fascista e la presenza di questi soggetti in Piazza della Loggia. Quindi il tema della presenza per loro è un comune denominatore, perché è evidente che una volta stabilita la pista fascista, se il soggetto guarda caso si trova in quella piazza, assume un significato. Ma questo poteva valere per Tramonte, che era residente a Padova, ma per uno che è di Brescia ovviamente il significato è un po’ ridimensionato, perché è chiaro che essere presente in piazza nella propria città non è un fatto anomalo”.

“Insomma – spiega il legale -, la storia si doveva accontentare della matrice fascista della strage, la società aveva bisogno di ascrivere al fascismo queste stragi. A mio avviso, dalla lettura delle carte processuali, la strage di Piazza della Loggia non ha una matrice fascista. Oggi ci sarà la commemorazione della strage, e l’unica certezza di questo evento sono le vittime, su cui ovviamente non si può discutere. Tutto il resto è una mera ricostruzione storico-politica“.

“Sono convinto – afferma l’avvocato – che alla fine del processo di revisione l’innocenza di Tramonte sarà acclarata. Tramonte è stato preso in giro. All’epoca fu un infiltrato dei servizi segreti del Sid. Aveva 19 anni, probabilmente gli davano qualche soldo. Lui frequentava quegli ambienti, dei quali però non sapeva assolutamente nulla, frequentava questo ambiente di destra padovano, una frequentazione che se all’inizio fu volontaria, successivamente fu motivata dal rapporto di collaborazione con il Sid. Tramonte era un ragazzetto, figuriamoci se Carlo Maria Maggi o gli altri potevano intrattenere un rapporto con un 19enne. Quando poi la situazione precipitò, lui venne lasciato solo, anche perché nel 2010, quando venne processato, i vertici del Sid che lo avevano protetto non c’erano più. All’epoca della collaborazione di Tramonte il capo dei Servizi del Sid era il generale Vito Miceli, poi arrestato per depistaggio“.

Stiamo cominciando a lavorare anche sulla revisione della strage di Bologna -conclude il legale. – Sto conducendo uno studio sulla condanna di Mambro e Fioravanti e anche lì emerge sempre ogni volta con più forza la ‘pista palestinese’ rispetto a quella fascista. Dalle carte processuali emergono molte molte tracce dell’errore giudiziario“.

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