Niet di Salvini a Draghi in volo per gli Usa: basta armi, allontanano la pace. E Conte gongola

10 Mag 2022 13:09 - di Bianca Conte
Salvini

«Il rinnovato asse Salvini-Conte non comincia con la posizione sull’Ucraina, ma già con le notti del Quirinale»: un Matteo Renzi al vetriolo lo ha scritto appena 5 giorni fa  nelle sue Enews. Oggi, lo stesso dubbio adombrato dal senatore fiorentino aumenta la sua portata di intensità e sconcerto. E stavolta proprio grazie alle parole del leader leghista che, nel giorno della partenza di Draghi per Washington, cala la mannaia sulle armi da mandare a Kiev con la conferma di un niet al governo, corroborata dal sospetto di uno strappo imminente. E così tuona: «Inviare altre armi allontana la fine del conflitto. No ad obiettivi geopolitici di chi sta all’altra parte del mondo»…

Salvini consolida l’asse gialloverde con Conte?

Laddove “no” è la parola chiave che suggella la sospetta sintonia tra Salvini e Conte e i dubbi su un asse gialloverde in equilibrio precario che vede Lega e M5S oscillare tra convinzioni di lotta e adesioni di governo. Una sintonia sempre più in discussione che, solo poco fa, ha fatto stilare al numero del Carroccio l’immancabile cahiers de doloeances, che testualmente recita: «Nel giorno in cui il presidente Draghi parte alla volta di Washington. Visto il contesto economico difficile. Il tasso di disoccupazione, e l’inflazione che cresce. Dato il costo delle bollette di luce e gas. Quello delle materie prime. Del caro benzina, del metano, del diesel, non possiamo più permetterci altri mesi di guerra. Arrivare alla pace subito è vitale. È questione di sopravvivenza». Pertanto, ha chiosato Salvini: «Dall’incontro Draghi-Biden mi aspetto che parlino di pace. Lavorino per la pace. E preparino la pace».

E a Draghi in volo Salvini rilancia: «Inviare altre armi allontana la pace»

Affermazioni significative, dai rivolti e dalla tempistica ancor più eloquente, quelle che Matteo Salvini ha ufficializzato, presentando il Manuale teorico e pratico al Bilancio Ue, Finanziamenti comunitari e Pnrr, realizzato dal Gruppo della Lega al Parlamento europeo. Parole anticipate da quanto il segretario del Carroccio ha detto appena 24 ore prima. Quando, alla vigilia del volo transoceanico del premier, ha sottolineato: «Spero che quello di Draghi a Washington sia un viaggio che porterà pace e cessate il fuoco. Più che armi e nuovo conflitto. Mi sembra che i due contendenti (Putin e Zelensky, ndr) siano più disponibili a dialogare. Mi auguro che qualcuno lontano dal tavolo non abbia voglia di non farceli sedere al tavolo».

Se ci fosse una richiesta di più armi, cosa farebbe la Lega? «Non sono il Re Sole, dovrei riunirla»

Laddove, a questo punto, tavolo diventa la parola chiave. Specie detta da Salvini che nella sua disamina-appello, rilancia ancora: «Conto che sul tavolo del Presidente Biden arrivino richieste di pace e percorsi che portino al cessate il fuoco, non richieste di armi e percorsi che avvicinino ad una terza guerra mondiale che non vorrei lasciare in eredità ai miei figli. Se ci fosse una richiesta di più armi dovrei riunire la Lega. Io personalmente sono contrario, non sono Re Sole, dovrei riunire la Lega e chiederlo alla Lega».

Salvini: «No ad obiettivi geopolitici di chi sta all’altra parte del mondo»

E ancora: «Spero che nei 27 Paesi membri dell’Unione europea non ci sia nessuno che tifa per la guerra. Qualche ex Paese membro dell’Unione europea, penso anche per problemi politici interni, sembra che usi solo parole di guerra. Noi non dobbiamo inseguire coloro che giocano alla guerra con i morti e con la sofferenza degli altri. Mi aspetto che dal viaggio a Washington emerga l’Italia che è sempre stata l’Italia di Aldo Moro, di Bettino Craxi, di Prodi e di Berlusconi. Questo mi aspetto: che qualcuno non usi per politica interna le vite altrui. Parlo dei morti ucraini. Dei morti russi. E dei lavoratori italiani. Abbiamo mandato aiuti economici. Militari. Umanitari. Ormai sono più 120mila le donne e i bimbi che dall’Ucraina sono ospiti di famiglie e associazioni italiane»… E la domanda, parlando di tavoli italiani, americani e europei, a questo punto sorge spontanea: a quale tavolo siederà invece la Lega al ritorno di Draghi dagli States?

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