L’aumento del grano non fa impennare i prezzi della pasta: ci sarà un aumento di 3 euro l’anno

26 Mag 2022 16:22 - di Redazione

La guerra in Ucraina non sta provocando un’impennata dei prezzi o una carenza di prodotti alimentari in Italia. Se è vero che il prezzo del grano tenero è più che raddoppiato dall’inizio della guerra, l’Italia soddisfa con la propria produzione circa il 55% della domanda interna. E con gli altri canali di approvvigionamento non c’è pericolo di carenze di pane e biscotti sugli scaffali di negozi e supermercati. “Nessun rischio”, assicura all’Adnkronos Francesco Divella, amministratore delegato del pastificio Divella, che ogni giorno produce mille tonnellate di pasta secca, 35 tonnellate di pasta fresca e 90 tonnellate di biscotti, nonostante l’incremento “mai visto prima” del prezzo del grano tenero.

Decisamente più contenuti, invece, i rincari del grano duro, usato per produrre la pasta, che potrebbero tradursi in un aumento di 2-3 euro a testa l’anno, calcolati sui 24 chili di pasta consumati pro capite in Italia. Sul lato del grano duro la produzione interna soddisfa il 60-65% della domanda, mentre il resto viene importato da Francia, Grecia e Nord America. Nessun rischio quindi di impennate dei prezzi della pasta o carenze di pane, anche perché bisogna ancora quantificare la produzione nazionale per quest’anno. “Aspettiamo di vedere la nuova campagna di giugno-luglio -spiega Divella- vediamo le produzioni quest’anno. L’annata scorsa è stata siccitosa e ha contribuito all’aumento dei prezzi, mentre quest’anno è stato piovoso”.

Ma, oltre a un incremento della materia prima alimentare, le aziende del comparto molitorio devono affrontare l’impennata del prezzo dell’energia, del gas e degli imballaggi, “balzati dopo l’inizio della guerra. Per imprese energivore come la nostra sono costi pesanti”, che contribuiscono all’aumento dei prezzi finali. La speranza “è che la guerra e il blocco delle esportazioni ucraine finiscano al più presto”. Anche se, conclude Divella, “bisogna capire cosa succede dopo” e vedere se la Russia sceglierà di esportare il proprio grano principalmente verso l’India.

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