La medicina del futuro svela alcuni segreti del Covid: ecco le cause della perdita dell’olfatto

5 Mag 2022 13:27 - di Redazione
perdita olfatto

La perdita dell’olfatto, uno dei sintomi più diffusi tra i pazienti contagiati dal coronavirus e riscontrati dagli studi, torna al centro dell’attenzione della comunità scientifica in studi che gli esperti del settore presenteranno al XV congresso nazionale dell’Aimn, l’Associazione italiana di medicina nucleare e di imaging molecolare, che si svolgerà a Rimini dal 12 al 15 maggio. Concordi nel riconoscere l’importanza di un ulteriore passo in avanti compiuto sulla conoscenza dei motivi della perdita dell’olfatto legata all’infezione da Sars-CoV-2.

Covid, gli studi della medicina nucleare e molecolare sulla perdita dell’olfatto

La comunità scientifica sta circoscrivendo in maniera sempre più definita le aree cerebrali che il virus va a intaccare, provocando l’odioso sintomo legato all’odorato. La medicina nucleare, grazie alla Pet, è in grado di analizzare i centri nervosi dell’olfatto, localizzati nel lobo frontale orbitale della corteccia cerebrale, di pazienti malati o con i postumi del Covid. Come? Iniettando una sostanza normalmente presente nell’organismo ma nella sua forma radioattiva, e seguendone così il metabolismo. Una sorta di Gps che viene applicato a una molecola, ad esempio, di glucosio. E che permette di tracciarne spostamenti e trasformazioni. In questo modo, i ricercatori sono riusciti a individuare le aree precise dei centri dell’olfatto che sono colpite dal Covid, provocando i disturbi.

Molecole dotate di una sorta di “Gps” svelano le cause del sintomo

Alcuni studi saranno presentati al XV congresso nazionale dell’Aimn, l’Associazione italiana di medicina nucleare e di imaging molecolare, che si svolgerà a Rimini dal 12 al 15 maggio. «È fondamentale associare le diverse metodiche, in modo da poter avere un quadro completo sia in caso di ricerca sia di diagnosi – spiega il presidente dell’Aimn, Orazio Schillaci –. Gli strumenti di medicina nucleare permettono infatti di comprendere la funzione e la funzionalità di un organo, o di un tessuto, mentre le tecniche di imaging radiologico ne fotografano la struttura. Per questo si parla di imaging ibrido o “multimodale e di radiomica”. Attraverso la radiomica le immagini mediche, ottenute dagli esami Tc, risonanza magnetica o Pet, vengono convertite in dati numerici, analizzati con metodiche di intelligenza artificiale».

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