Embargo al petrolio russo, la Ue trova l’intesa che soddisfa anche Orban

31 Mag 2022 9:03 - di Bianca Conte
embargo petrolio russo

Il vertice straordinario europeo è riuscito a trovare un punto di incontro sull’embargo al petrolio russo solo nella notte, dopo una lunga trattativa più volte sull’orlo del fallimento. I leader dei 27 Paesi membri hanno trovato la quadra che accontenta Viktor Orban e fornisce adeguate garanzie ai Paesi senza sbocco sul mare. Così, l’annuncio dell’intesa raggiunta a Bruxelles arriva dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, al termine di una complessa trattativa che è stata più volte sul punto di naufragare: «Raggiunto l’accordo per vietare l’esportazione di petrolio russo nell’Ue. Copre immediatamente più di 2/3 delle importazioni di petrolio dalla Russia. Tagliando un’enorme fonte di finanziamento per la sua macchina da guerra. Massima pressione su Mosca per porre fine al conflitto», scrive Michel su Twitter. Le forniture via oleodotto sono «temporaneamente» escluse dall’embargo del petrolio russo, spiega poi il presidente del Consiglio europeo.

Embargo al petrolio russo: raggiunto l’accordo Ue

Un accordo che alla fine ha trovato l’escamotage per far dire di sì anche al reticente Orban. Un’intesa raggiunta in tre punti: stop alle importazioni di greggio dalla Russia solo via mare. Esentato l’oleodotto Druzhba, che rifornisce Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. La quota di Germania e Polonia andrà a loro. Alla fine, insomma, per andare oltre le resistenze dell’Ungheria e dei suoi vicini, si è reso necessario l’inserimento nelle conclusioni dell’accordo non solo dell’esenzione del petrolio che arriva in Ue via oleodotti. Ma anche una postilla secondo la quale Bruxelles si impegna a introdurre «misure di emergenza» in caso di interruzione da parte di Mosca della fornitura di energia. In altre parole, di fatto Budapest, ma anche Praga e Bratislava, hanno ottenuto per iscritto che in caso di misure ritorsive del Cremlino interverranno gli altri Paesi membri.

Non solo l’impasse sul greggio: gli altri punti nell’agenda della Ue

Non solo. Nell’annunciare l’intesa faticosamente raggiunta, Michel sottolinea che «il pacchetto di sanzioni approvato a Bruxelles include anche altre misure incisive». Che nel dettaglio sono: l’esclusione dal sistema swift della più grande banca russa Sberbank. Il divieto di altre tre emittenti statali russe. Il sanzionamento delle persone responsabili di crimini di guerra in Ucraina».  Il piano Ue per svincolarsi dagli idrocarburi russi e, al contempo, impostare la rotta verso l’autonomia energetica grazie alle rinnovabili. Il massimo comune divisore di tutto è il sostegno incondizionato all’Ucraina. Sia dal punto di vista finanziario. Che da quello politico-militare. Macron, che ieri ha visto a pranzo Orban, ha provato l’ultima mediazione proprio su questi punti.

Supporto all’Ucraina sul piano finanziario e politico-militare

E allora: la Commissione europea, scrive poi il presidente del Consiglio europeo in un altro tweet, «continuerà ad aiutare l’Ucraina con i suoi bisogni immediati di liquidità, insieme al G7. Euco è pronta a offrire a Kiev 9 miliardi di euro». Ossia: un «supporto forte e concreto alla ricostruzione dell’Ucraina». Michel, infine, informa che le nuove sanzioni contro la Russia, comprendenti anche l’embargo al petrolio, saranno perfezionate mercoledì dagli ambasciatori dei Paesi membri riuniti a Bruxelles.

Ursula von der Leyen: «Presto lo stop totale al petrolio russo»

La prossima mossa? La annuncia sempre via Twitter la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Che in una dichiarazione di commento all’intesa raggiunta quando era quasi sul punto di naufragare, scrive: «Accolgo con favore l’accordo #EUCO di stasera sulle sanzioni petrolifere contro la Russia. Ciò ridurrà effettivamente circa il 90% delle importazioni di petrolio dalla Russia nell’UE entro la fine dell’anno. Molto presto – assicurano poi Ursula von der Leyen e Charles Michel in conferenza stampa – torneremo al Consiglio per uno stop totale al petrolio russo».

La promessa d’impegno di Bruxelles vince le resistenze dell’Ungheria

Pertanto, alla fine, Budapest, ma anche la Repubblica Ceca, che chiedeva garanzie scritte. E che sarà la prossima presidente del semestre europeo, è stata accontentata. E in che modo lo spiega direttamente sempre Ursula vov der Leyen: «Due terzi del petrolio importato in Ue è via mare e un terzo è tramite l’oleodotto, ovvero mediante il Druzhba che serve Ungheria, Germania e Polonia. Dato che abbiamo chiari impegni da Germania e Polonia sullo stop dell’acquisto del petrolio russo entro l’anno, vuol dire che lo stop riguarderà il 90% del petrolio russo nel 2022». Che in altre parole significa che un ramo dell’oleodotto passa da Polonia e Germania. E che sia Varsavia che Berlino si sono dette disposte a fare a meno della loro quota quando scatterà la tagliola, a fine anno.

La reazione di Putin

E mentre Orban esulta su Facebook: «L’Ungheria è esente dall’embargo petrolifero!», soddisfatto per la temporanea esenzione dall’embargo sul petrolio russo per i paesi senza sbocco al mare. La Russia replica all’ultimo round di sanzioni europee sul petrolio assicurando che troverà nuovi importatori. Il rappresentante permanente russo presso gli organismi internazionali a Vienna, Mikhail Ulyanov, lo ha fatto citando Ursula Von der Leyen. «Come ha detto giustamente ieri – ha scritto su Twitter – la Russia troverà nuovi importatori. Degno di nota il fatto che contraddica le sue dichiarazioni del giorno prima. Rapido cambiamento di impostazione che indica che l’Ue non è in gran forma».

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