Di Battista intervista lo storico Barbero: ma che bello il comunismo, fa vibrare emozioni positive

25 Mag 2022 17:43 - di Adele Sirocchi
Barbero Di Battista

Lo storico Alessandro Barbero sconfina dal suo territorio di studio. E’ ormai, per quanto riguarda il dibattito sulla guerra in Ucraina, un Orsini più credibile (si chiamano anche tutti e due Alessandro), più capace di argomentare, meno narciso e più razionale ma che sempre lì va a parare: la Nato “abbaiava” alle porte di Mosca e Putin tutti i torti non li ha. In pratica, con la scusa che lo storico deve capire e non giudicare sulla base di male e bene, lo studioso si schiera con coloro che non si schierano.

Già giorni fa, in una lezione online agli studenti di un liceo campano, Barbero aveva detto: “La storia è fatta di aggressioni e lo storico sa che farsi prendere dalle emozioni, avere come reazione principale la condivisione della sofferenza di chi è aggredito non può essere la reazione dominante”. Si sorvola, dunque, sulle sofferenze dell’aggredito per andare a cercare le ragioni dell’aggressore. Tale è il mestiere dello storico secondo Barbero.

E figuriamoci se gli anti-Nato si lasciavano sfuggire l’occasione di farne una sorta di portavoce del diritto di Putin ad aggredire. Perché poi c’è la “narrazione dominante” dalla quale occorre discostarsi a tutti i costi. E’ ciò che rende glamour la polemologia. Sarà per questo che oggi Il Fatto ci propone due pagine tratte dal podcast realizzato da Alessandro Di Battista (per il quale l’Italia deve uscire dalla Nato per andare dove non si sa) con Alessandro Barbero.

Una conversazione che spiega molte cose, addirittura sfiorando l’ingenuità. Di Battista chiede a Barbero: “Scusi, lei è stato comunista, si definirebbe ancora tale?”. E il professore non se lo fa ripetere due volte: dipende – risponde – dal significato che si dà alla parola comunista. Per poi ammettere che sì, in fondo lo è. Perché è meglio essere comunista che fascista o capitalista.

“Se poi essere comunista – continua Barbero – vuol dire che comunque quel progetto, con tutti i suoi sbagli e con tutti i suoi crimini, fa vibrare dentro un’emozione positiva mentre il progetto fascista o nazista e anche il capitalismo totale e trionfante ti suscitano ripugnanza, ecco in quel senso so di stare da quella parte. Appartengo a quel mondo e a quella cultura. A me non succederà mai che una falce e martello o una stella rossa possano sembrare dei simboli del male”. Figuriamoci se si agita per l’espansionismo di Putin… Ora è tutto più chiaro.

 

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