Dopo la gogna subita dalla sinistra Luca Morisi, il guru di Salvini, ricompare con una bandiera dell’Ucraina

6 Apr 2022 19:01 - di Leo Malaspina

La bandierina dell’Ucraina in bella vista, sullo sfondo poi un drappo strappato con i colori di Kiev – blu e giallo – con una mano che prova a ricucire quel tessuto. Luca Morisi, ex guru social di Matteo Salvini a capo della cosiddetta “bestia” al servizio della Lega sui social con straordinari risultati, ha modificato così il suo profilo social, dove, prima dell’omaggio all’Ucraina, campeggiava la scritta in cui si presentava così: “digital philosopher. Social-megafono, mi occupo quasi 24X7 della comunicazione per il Capitano. #GoSalvinigo”. Testo ora ridotto alla sola definizione (‘digital philosopher’) ma arricchito dalla solidarietà all’Ucraina, con tanto di bandiera di Kiev iconizzata.

Dalla gogna all’Ucraina: il ritorno di Luca Morisi

A dicembre era arrivata la richiesta di archiviazione della sua posizione nelle indagini sulla scoperta di droga e sull’ipotesi di un ricatto consumato a casa sua nell’agosto scorso, vicenda su cui si era abbattuto lo sciacallaggio della sinistra. L’ultimo cinguettio pubblicato resta invece datato al 18 settembre scorso, dedicato al tema dei contagi da pandemia. “Sono diciotto giorni consecutivi che si registrano cali settimanali dei casi. In media mobile il fattore di crescita è a 0.86, quindi abbiamo un calo del 14% su sette giorni prima”, scriveva prima che venisse resa nota la vicenda di cronaca che lo avrebbe visto lasciare la guida dei social di Matteo Salvini. Poi un lungo oblio social, prima della bandierina e della testata pro-Ucraina che sono in rete da qualche settimana, dopo l’inizio del conflitto.

Il processo ha accertato che non ci fu alcuno spaccio

L’indagine scattata su Morisi è quella legata alla vicenda della notte trascorsa, il 14 agosto scorso, nella sua abitazione di Belfiore, con due ragazzi che erano stati contattati via web, su un sito di incontri. Nonostante le iniziali accuse di spaccio, i pm sono arrivati alla conclusione che quel mezzo grammo di cocaina trovato in una bustina non è sufficiente a chiedere che venga instaurato un processo. Le verifiche avevano escluso che il flacone di droga dello stupro in possesso di uno dei ragazzi appartenesse a Morisi, come questi aveva sostenuto. Intanto, però, Luca Morisi si era fatto da parte, rispetto alla “macchina da guerra” social messa in moto per anni e che gli aveva fatto meritare, in senso buono, l’appellativo di “bestia” per la capacità di attrarre consensi al leader della Lega.

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