La storia: FdI dalla diaspora al successo. Un’avventura che punta in alto, direzione Palazzo Chigi

29 Apr 2022 14:11 - di Adele Sirocchi
storia FdI

La nascita di Fratelli d’Italia si iscrive nella fase della frammentazione della destra italiana sancita dallo scioglimento di An che confluisce nel 2009 nel Popolo della libertà.  Un contesto che diviene ancora più turbolento dopo la scissione di Futuro e Libertà, il partito fondato da Gianfranco Fini e evaporato alle elezioni del 2013.

Fratelli d’Italia, la nascita a ridosso delle elezioni del 2013

A 40 giorni dal voto nasce Fratelli d’Italia, una scommessa coraggiosa che al momento sembra configurare solo la formazione dell’ennesima sigla di una destra senza più punti di riferimento. FdI ottiene il 2% e conquista 9 deputati. Risultato che cinque anni dopo, nelle elezioni del 2018, è più che raddoppiato: il partito di Giorgia Meloni ottiene infatti il 4,5%. 

I protagonisti di Alleanza Nazionale si trovano divisi in varie formazioni politiche, chi sceglie di rimanere in Forza Italia, chi aderisce a Fratelli d’Italia, chi – dopo il passaggio dalla Lega Nord alla Lega nazionale – si iscrive al partito di Salvini, chi invece tenta di dar vita a un proprio partito politico.

Gli esponenti dell’ex An si avvicinano a FdI

“Con il passare degli anni – ricorda Francesco Giubilei nel suo libro “Giorgia Meloni, la rivoluzione dei conservatori” – la maggioranza degli esponenti che facevano parte di Alleanza Nazionale si riavvicina a Fratelli d’Italia ma oggi definire il partito di Giorgia Meloni una nuova AN, sarebbe oltre che limitante anche sbagliato perché FdI è riuscita ad aprirsi a mondi che mai in passato avevano votato o aderito a un partito di destra. Lo ha fatto creando un parallelo con quanto realizzato da Pinuccio Tatarella nel passaggio dal MSI ad An, fedele alla linea di aprirsi a nuovi mondi senza dimenticare le proprie origini. Non è un caso che ancora oggi nel simbolo di Fratelli d’Italia, dopo un ampio dibattito, ci sia la fiamma tricolore a testimoniare una continuità con la storia della destra italiana”.

Nel 2019 The Times scrive: Meloni può cambiare la politica

A fine 2019 il quotidiano inglese “The Times” inserisce Giorgia Meloni nella lista delle “venti persone che potranno cambiare il mondo nel 2020”, insieme ad alcune figure di spicco a livello internazionale come Jimmy Sham, uno dei leader della protesta di Hong Kong o la principessa Leonor di Spagna. L’evento che “spacca” da un punto di vista comunicativo è la viralità del video-parodia del discorso di Giorgia Meloni a Piazza del Popolo “io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana”. E “Io sono Giorgia” darà anche il titolo al libro autobiografico della Meloni, uscito nel maggio del 2021 e diventato in pochi mesi un caso editoriale: mai nessun politico italiano aveva venduto così tante copie. Primo assoluto nella classifica della saggistica per otto settimane, 169.000 copie distribuite nelle librerie italiane e 13 edizioni: “Io Sono Giorgia” ha fatto registrare numeri record.

Giorgia Meloni presidente dei conservatori europei

Ancora, l’elezione di Giorgia Meloni a presidente dell’ECR rappresenta un passaggio fondamentale per FdI. L’approccio a un’Europa confederata – sottolinea ancora Giubilei – “nasce dalla necessità di unità tra i singoli popoli e nazioni europee, nella consapevolezza che occorre “restare uniti nella nostra diversità, sapendo che sono valori millenari a farci stare insieme e non dei freddi parametri finanziari”. Un’Europa basata su un’unione storica e culturale, ancor prima che economica, di cui l’ECR vuole farsi rappresentante politico. Fondato nel 2009, dopo la creazione del Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei, è composto da più di quaranta partiti politici accomunati dai valori espressi con la Dichiarazione di Reykjavik del 2014 con cui si definisce la base programmatica dell’ECR che si basa su: la giustizia sociale, la sovranità nazionale, la democrazia parlamentare, la libertà individuale, la proprietà privata, i valori della famiglia. Un’Europa delle nazioni che, mantenendo ciascuna la propria identità, lavora per ottenere vantaggi reciproci e si impegna nella riduzione della burocrazia, promuovendo sul fronte dell’immigrazione la legalità, la sicurezza e il controllo di quella clandestina”.

Gennaio 2022: il riconoscimento del Financial Times a Fratelli d’Italia

Nel gennaio 2022 arriva un altro prestigioso riconoscimento, stavolta da parte del quotidiano britannico Financial Times. Per il giornale Fratelli d’Italia “è l’unico grande partito che ha rifiutato di unirsi al governo di Draghi, e i sondaggi mostrano che attualmente è il partito maggiormente apprezzato nella parte destra dello spettro politico”. “L’Italia – aggiunge FT –  potrebbe essere ad appena un anno di distanza dal decidere se insediare il suo primo Presidente del Consiglio di destra del dopoguerra”.

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