«La Russia occupa illegalmente le nostre isole»: il Giappone replica alla rottura di Mosca sulle Curili

22 Apr 2022 15:07 - di Luciana Delli Colli
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Si inaspriscono, intorno alle contese Isole Curili, i rapporti tra Giappone e Russia. Per la prima volta, infatti, Tokyo ha messo nero su bianco che si stratta di territori «occupati illegalmente» da Mosca, suscitando una dura reazione del Cremlino. L’irrigidimento delle posizioni, rispetto a una contesa che va avanti dal 1945, è legato a doppio filo alla guerra in Ucraina con il Giappone che si è unito alle sanzioni e la Russia che l’ha inserito fra i “Paesi ostili”.

Il Giappone: «La Russia occupa illegalmente le Isole Curili»

Il Giappone considera le Isole Territori del Nord, la Russia Curili Meridionali. Entrambi i Paesi ne rivendicano la sovranità, assegnando loro anche nomi diversi: Etorofu è Iturup per i russi), Kunashiri è Kunashir, poi ci sono Shikotan e il gruppo di isole Habomai. Il Giappone ha parlato di occupazione illegale nel documento annuale di politica estera diffuso oggi. Come rilevato dall’agenzia di stampa Kyodo, si tratta della prima volta dal 2003. Nel documento Tokyo sottolinea anche come le isole siano «parte integrante» del Paese, descrizione che dal 2011 non c’era mai stata nel rapporto. «I Territori del Nord – si legge nel documento – sono isole su cui il Giappone ha la sovranità e sono parte integrante del territorio del Giappone, ma ora sono occupate illegalmente dalla Russia».

Il ruolo della guerra in Ucraina nell’inasprimento delle posizioni

Per il Cremlino, invece, «tutte e quattro le isole sono territorio parte integrante della Federazione Russa». «Ovviamente ora che il Giappone è diventato un Paese ostile e si è unito a una serie di azioni ostili contro la Russia, è molto, molto difficile parlare di continuare i colloqui per un trattato di pace», ha sottolineato il portavoce Dmytri Peskov, secondo quanto riportato dall’agenzia Tass. La Russia, un mese fa, aveva annunciato lo stop ai negoziati per la firma di un accordo di pace che avrebbe dovuto porre fine a una contesa che risale al 1945, collegando la decisione ai «passi ostili» da parte di Tokyo, con un chiaro riferimento alle sanzioni contro Mosca. Il Giappone aveva replicato con indignazione, denunciando un «comportamento assolutamente ingiustificato e completamente inaccettabile».

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