«In Veneto 8 cinesi su 10 non pagano le tasse»: la Gdf conferma la concorrenza sleale degli stranieri

14 Apr 2022 13:10 - di Gigliola Bardi
cinesi veneto

Sono numeri sconcertanti quelli emersi da un’audizione della Guardia di Finanza in Regione Veneto. Secondo quanto riferito dal colonnello Fabio Dametto, comandante del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Venezia, infatti, 8 cinesi su 10 che vivono e lavorano nel territorio regionale non dichiarano alcun reddito, per un’evasione stimata negli ultimi vent’anni pari a 2 miliardi di euro. Non solo, molti di loro, richiedono anche sussidi statali, con un danno doppio per le casse dello Stato.

La proposta di FdI contro la concorrenza sleale degli stranieri

A chiedere l’audizione nella Commissione che si occupa di “Valutazione delle politiche pubbliche e degli effetti della legislazione regionale”, nonché di “Promozione della legalità”, è stato il capogruppo regionale di FdI, Raffaele Speranzon, che a maggior ragione alla luce di questi dati ha rilanciato la battaglia del partito per pretendere fidejussioni bancarie dagli stranieri che vogliono aprire una partita Iva. Da anni, infatti, FdI denuncia come le norme italiane di fatto aprano autostrade a fenomeni di questo tipo, facendo riferimento proprio al meccanismo “apri&chiudi” delle attività citato da Dametto.

Il meccanismo “apri&chiudi” per evadere le tasse

Il colonnello, infatti, ha chiarito che i controlli ci sono, ma gli stranieri, in questo caso cinesi, aprono le imprese e le fanno chiudere dopo nemmeno tre anni, così quando arrivano i controlli già non esistono più. Un modo per aggirare il fisco, che di fatto lo stesso fisco ha reso possibile con le norme agevolate previste per gli stranieri. Si parla di bar, ristoranti, botteghe, parrucchieri. Tutte quelle attività, insomma, che negli anni sempre più sono diventate appannaggio di “imprenditori” stranieri.

I sospetti sui prestanome e sul riciclaggio

Le Fiamme Gialle venete, inoltre, hanno rilevato che le 7.857 partite Iva chiuse dal 2008 al 2021 hanno avuto una vita media di 900 giorni, rilevando anche l’eventualità di semplici passaggi di nome, con le attività che magari non chiudono davvero, ma finiscono solo affidate a prestanome. Si tratta di un fenomeno osservato specie a Venezia, con un elemento di preoccupazione in più rispetto all’acquisto di attività molto costose, senza la richiesta di un mutuo. Insomma, dove maggiormente si addensano le ombre di possibili operazioni di riciclaggio.

I cinesi in Veneto non pagano le tasse e chiedono sussidi

A fronte di questo si registra anche il fatto che molti cinesi, fra i quali la comunità del Veneto costituisce il 10% del totale, spesso chiedono e accedono a contributi e aiuti statali, compreso il reddito di cittadinanza. Con, si diceva, una moltiplicazione del danno per le casse dello Stato.

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