Francia, la nuova Le Pen seduce anche il centro. Ballottaggio sempre più a rischio per Macron

6 Apr 2022 16:03 - di Valerio Falerni
Le Pen

Una paginata racchiusa sotto un titolo accattivante («La mutazione di Marine»), che indaga in profondità la metamorfosi di madame Le Pen per poi atterrare sul consueto “all’armi son fascisti“. Della serie: tutti i salmi finiscono in gloria. Al netto del pistolotto finale, tuttavia, più consono a un comizio che ad un articolo ragionato, l’analisi di Raphaël Llorca, della Fondazione Jean Jaures, pubblicata oggi sul Foglio non fa una piega. Anche perché trae origine e forza da un dato di fatto: la discesa in campo per l’Eliseo di Éric Zemmour, scrittore, saggista e giornalista di Le Figaro. Il suo movimento – Rêconquete! – ha infatti prodotto un effetto che pochi, forse nessuno, aveva immaginato all’inizio della campagna presidenziale francese: “costringereMarine Le Pen a reinventarsi dopo averla sfrattata dal territorio della destra radicale.

Marine Le Pen non è quella di 5 anni fa

Non che la leader del Rassemblement National sia diventata moderata. È successo anche di peggio, almeno secondo la visuale di Llorca: si messa in sintonia con i sentimenti più profondi dei francesi, presentandosi come la loro terapia più efficace (proprio En Thérapie è il titolo di una serie tv che in Francia sta sbancando). Di fronte ad un Macron percepito come divisivo (prima i Gilet Gialli, poi l’ecologismo punitivo, infine il pass obbligatorio) la Le Pen offre ai francesi un modello di leadership più morbido, persino più materno.

La svolta di Reims

Sono disponibili anche un luogo e una data ad immortalare la svolta: Reims, 5 febbraio 2022. È in quell’occasione che la bionda leader della destra d’Oltralpe miscela politico e personale finendo per parlare della sua infanzia difficile, della maternità complicata e dei suoi problemi da donna single. Un cambio di passo seguito anche da un addolcimento cromatico del Rn, con un azzurro tenue che ha stinto il tradizionale nuit bleue. E neppure le immagini – scrive ancora Llorca – sono più quelle di una volta. La Le Pen che arringa le folle trova sempre meno spazio di quella che argomenta adagiata su un divano. Scelta azzeccata.

Il radicalismo di Zemmour favorisce la Le Pen

All’Eliseo, del resto, i francesi, che in fondo sono rimasti inguaribili monarchici, vogliono un presidente, non un tribuno. Per quello, appunto, va benissimo Zemmour con i suoi proclami incandescenti capaci di rendere gustosi ghiaccioli concetti un tempo banditi come «preferenza nazionale», fedele traduzione di “prima i francesi“. È proprio questo effetto collaterale scatenato da Rêconquete! che fa tremare l’establishment parigino. L’estremismo di Zemmour sospinge Le Pen verso approdi politicamente potabili per l’elettorato più moderato, lo stesso che finora aveva resistito alle sirene della destra radicale. Cosicché lo schema mitterrandiano legato al doppio turno potrebbe per la prima volta favorire le destre, sommando al ballottaggio quella di Zemmour a quella di Le Pen. Bon voyage…

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