Fisco, la Lega respinge le accuse di Letta: «Siete il partito delle tasse, non siamo noi a cercare l’incidente»

8 Apr 2022 9:16 - di Gigliola Bardi
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All’indomani di una nuova giornata campale per la maggioranza sul tema della delega fiscale e, in particolare, sulle tasse sulla casa, Lega e Forza Italia non ci stanno a passare come quelli che cercano l’incidente per far cadere il governo. L’accusa di irresponsabilità e di fare «campagna elettorale» sul fisco è arrivata da Enrico Letta, ma ha trovato un’eco nel comunicato di Palazzo Chigi in cui si diceva che «il governo non ha alcuna intenzione di aumentare le tasse». Tradotto: quello che dice il centrodestra non è vero.

Il governo sul fisco sbilanciato a sinistra

Epperò sul tavolo restano i fatti. Fra i quali quelli di queste ore: l’incidente avvenuto in Commissione Finanze sull’emendamento a firma leghista, e con il sostegno di tutto il centrodestra, che chiedeva la sospensione dell’Imu per gli immobili occupati abusivamente, e la reazione scomposta della sinistra alla richiesta della Lega, condivisa da Forza Italia, di non aumentare le tasse su casa, affitti e risparmi. «Diciamo che Palazzo Chigi tiene molto alla delega fiscale, come tutti. Certo è che l’impianto della delega, che i ministri della Lega non hanno votato, è un impianto orientato verso politiche fiscali più vicine al centrosinistra che al centrodestra», ha spiegato il sottosegretario leghista al Mef Federico Freni, in un’intervista a Libero.

La Lega: «Il fisco non può essere una delega in bianco»

«La scorsa notte (mercoledì, ndr) in commissione il centrodestra ha tentato sino all’ultimo una mediazione. Altri hanno cercato una forzatura, imponendo un voto in assenza di un accordo di maggioranza», ha aggiunto, chiarendo che anche «la fiducia sarebbe certamente vissuta come una forzatura». Detto ciò, Freni ha aggiunto che la Lega non ci pensa proprio a far cadere il governo. «Durante una guerra? Suvvia, non scherziamo, questa sì è una trovata elettorale», ha sottolineato il sottosegretario, per il quale sulla riforma del fisco «non si tratta di trovare un punto di mediazione, si tratta di accettare che un tema così divisivo e politico come la materia fiscale non possa costituire oggetto di una delega in bianco».

«Il Pd è noto per essere il partito delle tasse»

È stato poi il vicepresidente della commissione Finanze Alberto Gusmeroli, anche lui leghista, a entrare nel merito della questione tasse sulla casa in un’intervista a Repubblica. «Sul catasto legarsi al valore di mercato significherà più Imu e tasse sulle compravendite, ma anche incidere sull’Isee: per molte famiglie vuol dire spendere di più per asili, scuolabus e mensa». Dunque, altro che non “aumenteremo le tasse”. «Il Pd è noto per essere il partito delle tasse. Di certo, la maggioranza Pd-5stelle dovrebbe assumersi la responsabilità di aver fatto mettere ai voti in commissione emendamenti su cui non c’era l’accordo. Non siamo noi – ha aggiunto – a voler far saltare tutto».

Il governo terremotato dai sospetti incrociati

E rassicurazioni sul fatto che la volontà non è fare lo sgambetto al governo, ma solo tutelare gli italiani sono arrivate anche da Antonio Tajani, sebbene Forza Italia sia entrata molto meno nel mirino della propaganda Pd e dei sospetti di Palazzo Chigi, dove secondo i retroscena si teme una nuova “saldatura gialloverde”. Non sfugge, infatti, neanche da quelle parti, il ruolo che sta giocando il M5S rispetto alla tenuta già traballante del governo. Del resto, come notato da diversi osservatori, tra i quali il direttore di Libero, Pietro Senaldi, «chi minaccia di far saltare il banco non è il centrodestra, che non ha mai detto nulla di simile, ma l’alleato del Pd, Conte, e non sul fisco, ma proprio sul conflitto». «I grillini non ne fanno una questione strategica né economica, tantomeno di principio, vogliono solo speculare sul voto dei pacifisti di sinistra delusi».

Letta prepara una nuova «criminalizzazione dell’avversario»

Quanto al Pd «sono i soliti truffaldini, alterano la realtà scaricando sui rivali i propri peccati. Chi alza i toni e parla di crisi di governo a proposito delle tasse infatti non sono leghisti e forzisti, ma proprio i democratici, che prima piazzano le mine sotto la maggioranza, prevedendo aumenti di balzelli in tempi di magra, e poi accusano il centrodestra, che ha al punto uno del proprio programma la riduzione della pressione fiscale, di voler mandare tutto all’aria perché non ci sta». Ma perché? La risposta, per Senaldi, va cercata laddove la indicano gli stessi dem, sebbene a carico degli avversari: «Letta troverebbe nella rottura sulle tasse in tempo di guerra il consueto ritornello pre-voto, che ha come sola nota la criminalizzazione dell’avversario».

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