Torino, sospese le trascrizioni dei figli di coppie Lgbt. Fdi: Appendino e Lo Russo chiedano scusa del caos

23 Mar 2022 19:20 - di Bianca Conte
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Sospese le registrazioni dei figli delle coppie Lgbt: a seguito della sentenza della Corte d’Appello, il Comune di Torino interrompe da oggi, in via cautelativa, l’iscrizione all’anagrafe degli atti di nascita dei figli delle unioni omogenitoriali. Lo ha annunciato il sindaco, Stefano Lo Russo, che nei giorni scorsi ha ricevuto dal prefetto del capoluogo piemontese una richiesta formale di applicazione delle norme ministeriali che disciplinano la materia. «Il prefetto mi ha comunicato ufficialmente che l’eventuale trascrizione della registrazione dei figli delle coppie composte da persone dello stesso sesso costituisce violazione di legge. E quindi con molto rammarico anche personale siamo costretti a interromperle», ha commentato Lo Russo. Dicendosi poi «molto amareggiato» per la decisione.

Torino, sospese le trascrizioni dei figli delle coppie Lgbt

«Nella comunicazione del prefetto – spiega Lo Russo – si evidenzia che il sindaco, in quanto ufficiale di stato civile, agisce come ufficiale di Governo. Non come titolare di un potere proprio. E come tale è sottoposto a dipendenza gerarchica dal ministero dell’Interno. Deve, quindi, attenersi al dispositivo di legge. Pertanto questo fatto rende non più percorribile, in attesa del pronunciamento della Cassazione, la registrazione dei figli delle coppie omogenitoriali».

Il sindaco Lo Russo si attiene “con rammarico” al dispositivo di legge

«L’interruzione – ha precisato quindi il sindaco – è stata fatta in chiave cautelativa dell’ente e delle famiglie in attesa», rilevando che «la giurisprudenza negli ultimi anni sta andando verso una direzione molto più restrittiva rispetto all’inizio». Una spiegazione al cui interno il primo cittadino all’ombra della Mole non manca di inserire un intervento polemico indirizzato al parlamento. Un riferimento secondo cui, puntando il dito su «un deficit culturale e di iniziativa politica nelle aule parlamentari», a detta di Lo Russo, il parlamento scaricherebbe «su famiglie, bambini, sindaci e sui tribunali, una incapacità di legiferare in maniera adeguata».

Montaruli (Fdi): «Lo Russo e Appendino si scusino per aver gettato la città nel caos normativo»

Di tenore diametralmente opposto, il commento della parlamentare torinese di Fdi, Augusta Montaruli, allo stop del Comune a guida Lo Russo della registrazione degli atti di nascita dei figli delle coppie dello stesso sesso. Che in difesa della famiglia, tradizionalmente intesa, sulla vicenda ha dichiarato: «Avevamo ragione noi: il registro era illegittimo e non poteva essere attuato a meno di non commettere un vero e proprio politico abuso. Ora Lo Russo e Appendino chiedano scusa alla città per averla gettata volutamente nel caos normativo».

«Il registro, frutto di una mistificazione ideologica che ha causato danno ai minori»

E ancora. «Le coppie cosiddette omogenitoriali – prosegue la Montaruli – non sono riconosciute dalla legge. E i bambini continuano ad avere una mamma ed un papà. Con buona pace dei mistificatori che hanno promosso il registro ed impedito i loro diritti. Ora i fautori di questa mistificazione ideologica rispondano del danno causato ai minori, avvallando pratiche illegittime. E venendo meno al dovere di ostacolare reati come l’utero in affitto», sottolinea in una nota l’esponente di Fdi.

Pro Vita e Famiglia: «Bene lo stop alle trascrizioni dei figli di coppie gay»

Anche Pro Vita & Famiglia è intervenuta sul caso della sospensione delle registrazioni dei figli delle coppie gay disposto dalla prefettura di Torino a seguito della sentenza della Corte d’Appello. E attraverso le parole Jacopo Coghe, portavoce dell’associazione, ha sottolineato: «Il sindaco Lo Russo se ne faccia una ragione. Tutti i figli nascono da un padre e da una madre. E non si possono manipolare i documenti anagrafici per occultare questa verità elementare. La Corte d’Appello ha ripristinato lo Stato di Diritto. Preservando i bambini dai capricci ideologici di chi li considera oggetti di desiderio più che soggetti di diritto».

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