“Pronto, suo figlio è prigioniero, lo sa?”: lo strano caso del blogger che telefona ai parenti dei soldati russi

2 Mar 2022 20:43 - di Lara Rastellino
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Tra il boato dei bombardamenti e il suono delle sirene, lo squillo delle telefonate di Volodymyr Zolkin, blogger ucraino di stanza a Kiev. «Salve, lei è la madre di…. Suo figlio è un soldato russo? È prigioniero in Ucraina, lo sa?». Una figura a metà tra il messaggero e l’inviato di guerra che dalla scrivania di casa e attraverso il suo profilo Telegram sostiene di «raccontare la guerra così com’è». E dimostra di non esitare a informare gli interlocutori dall’altro lato del telefono, colti di sorpresa, con notizie scioccanti: «Suo marito è stato catturato, lo sa?», dice dalla sua postazione. Mentre alle spalle si vede un’arma appoggiata su un mobile…

Il blogger ucraino imperversa sui social

Un blogger sui generis, come del resto è del tutto straordinaria la situazione in cui opera e interviene in rete. Come anticipato, Volodymyr Zolkin è un blogger ucraino. Vive a Kiev. E su YouTube tiene incollati migliaia di utenti alle sue dirette. Zolkin, una telefonata dopo l’altra, contatta le famiglie di soldati russi impiegati nell’invasione dell’Ucraina. E all’altro capo del telefono rispondono madri, padri, fratelli di militari russi. Sconcertati. Increduli.

Telefona alle famiglie dei soldati russi e…

C’è chi rimane senza parole. Chi interrompe subito la conversazione. E chi mette in dubbio le parole del blogger, che contemporaneamente pubblica online foto di soldati, documenti, video per dimostrare la veridicità delle affermazioni e delle informazioni di cui sarebbe in possesso. I commenti, nella chat abbinata alla diretta, si susseguono senza interruzione. Scrivono soprattutto utenti ucraini e russi. C’è chi crede sia tutta una montatura, prima di cambiare idea davanti alle reazioni realmente sconvolte di chi si trova a ricevere una telefonata. E così, tra varie risposte all’iniziativa di Zolkin, c’è anche chi, sorpreso ma grato, affida alla Rete messaggi di ringraziamento: «Grazie per quello che fai. Nessuno ci avrebbe detto nulla…».

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