La retromarcia di Draghi: «Il 2% per le armi solo nel 2028». Ma allora perché è salito al Colle?

31 Mar 2022 14:13 - di Valerio Falerni
Draghi

«L’Italia è richiesta come garante sia dall’Ucraina che dalla Russia». Si consola così Mario Draghi davanti ai giornalisti nella sede della stampa estera. Ieri il premier ha parlato al telefono con Putinmentre se parlo io con l’ambasciatore sono un soggetto pericoloso», ha ironizzato Matteo Salvini), sbandierando il fatto come un recupero di ruolo dell’Italia di fronte alla guerra tra Russia e Ucraina. Si vedrà. Nel frattempo, Draghi ha difeso le sanzionila pace si fa se Kiev resiste») e invitato l’Europa a «non temere la Russia» su possibili ritorsioni sulla vendita del gas. Ma oggi è anche il giorno in cui il suo governo ha incassato la fiducia sul decreto Ucraina, tema che nei giorni scorsi Conte aveva arroventato fino a minacciare la crisi nel caso il premier avesse aumentato le spese militari.

Così Draghi in conferenza stampa

Ne è scaturito un braccio di ferro dal quale – diciamolo in tutta tranquillità – Draghi ne è uscito alquanto ammaccato. Soprattutto pensando alla drammatizzazione da lui impressa alla vicenda salendo al Colle dopo il faccia a faccia con il capo grillino. Ma era solo una finta, tanto è vero che ha finito per accettare la mediazione del ministro della Difesa Guerini, che ha scaraventato al 2028 la scadenza per innalzare al 2 per cento le spese militari che Draghi voleva inderogabilmente fissata al 2024. Uno scarto di quattro anni che dichiara vincitore Conte, il quale, invece, vede accorciare solo di due il termine del 2030 da lui indicato.

Ripensamento inspiegabile

Ciò non ha impedito tuttavia a Draghi di commentare il tutto con grande disinvoltura, proprio come se non fosse lui uno dei duellanti. «Il vincolo del 2024 per le spese militari assunto in ambito Nato – ha ricordato – è stato preso più come un’indicazione. Molti Paesi Ue lo hanno disatteso. Anche la Germania è attorno all’1,6 per cento, l’Italia all’1,4, la Spagna appena al di sotto dell’Italia. È un obiettivo a cui bisogna tendere con continuità e realismo. Non c’è nessuna sorpresa in questo obiettivo di tendenza». Inoppugnabile. Resta solo da capire per quale motivo non lo abbia detto prima e perché sia andato addirittura a scomodare Mattarella su una vicenda tanto lineare. Che glielo abbia spiegato il Presidente, già ministro della Difesa nei governi D’Alema e Amato, come stavano realmente le cose?

 

 

 

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