Figliuolo pagherà 700mila euro per smaltire 200 milioni di mascherine inutili comprate da Arcuri
Entro la fine di marzo andranno al macero tutte le mascherine comprate nel 2020 dal commissario Domenico Arcuri nei primi mesi dell’emergenza coronavirus e mai richieste dalle regioni o da altre istituzioni. Il numero, secondo il computo del sito Il Post è impressionante: 218 milioni e 500mila. Furono comprate in piena emergenza, senza andare troppo per il sottile, con modalità che poi sono diventate d’interesse per inchieste giornalistiche e giudiziarie.
Conservare le mascherine inutilizzabili di Arcuri? Costa 300mila euro al mese
Le mascherine comprate con Arcuri commissario non sono state mai aperte e sono ancora oggi custodite in grandi scatole all’interno di depositi nelle regioni del nord e del centro. Come ha ricostruito Il Giornale «le partite interessate sono di tre tipologie. Ben 73milioni di pezzi sono mascherine monouso in tessuto non tessuto, quelle con due tagli ai lati da infilare nelle orecchie che l’allora assessore alla Sanità della Lombardia, Giulio Gallera, definì “carta igienica”. Inservibili. Poi ci sono 140milioni di pezzi di mascherine con stampa a colori, ma che stando alla scheda tecnica non garantiscono protezione né dal contagio né dal rischio di infettare gli altri. Inutili. Infine restano 5,1 milioni di dispositivi con elastici e nasello in metallo, simili a quelle chirurgiche ma senza le stesse caratteristiche tecniche. Pure queste, da cestinare».
Monouso o non a norma, tutte inutilizzabili
In attesa di capire cosa farne, da aprile 2021, oltre 218 milioni di mascherine, dal peso complessivo di 2.500 tonnellate, vennero quindi trasferiti in diversi depositi gestiti da SDA tra il Nord e il Centro. Il costo di stoccaggio? Circa 313mila euro al mese.
Dopo aver cercato invano di venderle, la struttura commissariale guidata da Francesco Figliuolo ha deciso che il male minore era disfarsene. Ha quindi pubblicato un bando per commissionare l’impegnativo e costoso smaltimento. Se l’è aggiudicato la ditta A2A Receycling Srl per poco meno di 700mila euro più iva. Si occuperà quindi del ritiro e dello smaltimento della mascherine. Considerando il 30 aprile 2021 come data ultima di utilizzazione delle mascherine incriminate, negli ultimi dieci mesi, tra stoccaggio e smaltimento il calcolo è di circa 3,8 milioni di euro circa. Buttati nella spazzatura. In tutti i sensi.