Difesa, Conte: non faremo passi indietro. Letta irritato: una crisi ora lascerebbe sbigottito il mondo

30 Mar 2022 17:13 - di Adele Sirocchi
Conte Letta

Sull’aumento delle spese militari rischia di saltare tutto. La maggioranza non è mai stata a un passo dalla crisi come in queste ore, con Giuseppe Conte che ribadisce la sua posizione: no al riarmo. E lo fa in una riunione con i senatori M5S nella quale assicura che il M5S non seguirà il premier nella corsa al riarmo. Assicura però il sì dei 5Stelle al decreto sull’Ucraina. 

Riaffiora dunque in queste ore l’ambiguità del M5S che ha flirtato con Cina e Russia e trova ora difficile schierarsi sulle posizioni atlantiste di Mario Draghi e del resto della sua maggioranza. Trincerandosi ovviamente dietro la retorica pacifista. E tirando fuori anche le cifre che smentiscono la narrazione draghiana sull’aumento delle spese per la difesa.

Giuseppe Conte affida la sua sfida a una nota sulla sua pagina Fb.” Con i governi Conte le spese per le armi sono aumentate di circa 1 miliardo l’anno, se resta l’obiettivo del 2024 con Draghi l’aumento sarà di 6 miliardi l’anno.
Questa è la posizione del M5S, questa è la posizione che guarda all’interesse del Paese e ai bisogni dei cittadini. Non intendiamo fare passi indietro“.

“È impensabile una corsa al riarmo ora – continua Conte – È fuori dalla realtà pensare di aumentare di almeno 12/15 miliardi la nostra spesa militare in due anni”, “l’impegno del 2% può essere centrato solo con una crescita di spesa progressiva, spalmata nei prossimi anni, ad esempio da qui a quantomeno il 2030”.

E poco dopo arriva la risposta dell’alleato Enrico Letta, allarmato per una querelle che secondo Matteo Renzi nasce dalla volontà del M5S di recuperare terreno nei sondaggi. “L’Italia – scrive Enrico Letta su Twitter – lascerebbe sbigottito il mondo intero se si aprisse ora una crisi di governo. Sarebbe crisi dannosa per noi, per tutti noi. E sarebbe tremendamente negativa per il processo di pace e per chi soffre per via della guerra. Noi lavoriamo con impegno per evitarla”.

Il tentativo resta quello di tenere tutto. Come si è fatto ancora lunedì sera, alla riunione di maggioranza, quando è stato offerta a Conte la via d’uscita -respinta- di un odg in cui si parlasse di ‘gradualità’ sulle spese della difesa. Ora un altro possibile punto di compromesso potrebbe leggersi nelle parole del ministro Lorenzo Guerini e in una data: 2028. Il ministro infatti dice di raggiungere l’obiettivo del 2% del Pil per le spese militari entro il 2028. Quattro anni più tardi della data del 2024 stabilita da Draghi.

 

 

 

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