Scuola-lavoro, Bianchi corre ai ripari: la norma va rivista. Nel mirino la riforma dell’ex ministra Pd

15 Feb 2022 13:10 - di Alessandra Danieli

La formazione professionale e l’alternanza scuola-lavoro vanno riviste. All’indomani della morte dello studente sedicenne stritolato dalla lamiere del camioncino dove viaggiava durante lo stage, le polemiche sono alle stelle. E il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi correi ai ripari.

Scuola-lavoro, Bianchi: la legge va rivista

Pressato anche dalle mobilitazioni degli studenti scesi in piazza per l’abolizione degli stage scolastici. Tornati alla ribalta della cronaca con le morti di due giovani studenti nel giro di un mese. Il ragazzo morto ieri in provincia di Ancona, Giuseppe Lenoci “stava facendo un percorso di formazione professionale triennale. Riconosciuto dalle Regioni”, chiarisce il titolare dell’Istruzione ospite di Mattino Cinque. Un tema sul quale – dice – “dobbiamo fare una “rivisitazione coinvolgendo anche le Regioni”. “La formazione professionale è importante – sottolinea – e ci sono centri seri. Ma, anche con le Regioni, dobbiamo rivedere questa parte per andare verso una situazione molto chiara. In cui vi è un percorso formativo ed educativo. Che preveda un’esperienza fuori dalle mura della scuola, ma con al centro il progetto educativo. Non può essere un surrogato di lavoro“.

Nel mirino la legge voluta dalla ministra Fedeli

Parole destinate a far discutere. La realtà di queste settimane, con la triste scia di morti bianche (anche se si tratta ancora di studenti estranei al mondo del lavoro), smentisce la retorica della sinistra sulla apertura al mondo occupazione e alle professioni fin dai banchi scolastici. La “Buona scuola” di Matteo Renzi agganciata al Jobs Act. L’attuale normativa lascia scoperti ed espone a gravissimi rischi tanto gli studenti della scuola statale quanto quelli della formazione professionale regionale.

I buchi neri della Buona scuola di Renzi

Nel mirino il decreto ministeriale del 3 novembre 2017, con Paolo Gentiloni premier e Valeria Fedeli ministra dell’Istruzione, che regola la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti nell’alternanza scuola-lavoro. Che immette lo studente a pieno titolo nel ciclo produttivo. E lo assimila al lavoratore anche in materia di sicurezza. Con tre tipologie di rischio: alto (morte compresa), medio e basso per cui l’Inail provvede ad assicurarli. Una normativa pericolosa che non prevede accorgimenti che impediscano agli studenti, senza esperienze occupazionali,  di trovarsi in situazioni lavorative pericolose. La riforma voluta dall’allora ministra Fedeli, un passato alla Cgil , fu subito oggetto di critiche e proteste. Da parte del mondo studentesco. Oggi i sindacati  non esitano a parlare di sfruttamento.

I sindacati: stiamo allo sfruttamento

“Un altro giovane morto a 16 anni. Morto in uno stage per imparare un mestiere. L’alternanza scuola lavoro è un altro strumento di sfruttamento come la miriade di contratti in entrata. E tutto finto, è lavoro abusato e sfruttato. E come consegnare i nostri figli a persone senza scrupoli pronte a tutto per il loro guadagno”. Così in una nota la Cgil Calabria.

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