Scandalo Vaticano, le difese dei imputati: difesa negata, il pm non ci dà gli atti

28 Feb 2022 20:11 - di Roberto Frulli

Entrerà nel vivo domani il processo in Vaticano sullo scandalo finanziario legato alla compravendita del Palazzo londinese di Sloane Avenue che vede fra i dieci imputati, il cardinale Angelo Becciu, anche oggi presente in aula.

Il presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone ha infatti annunciato oggi, nel corso dell’ottava udienza davanti al Tribunale Vaticano, che domani sarà emessa una ordinanza che darà risposta a tutte le eccezioni sollevate dalle difese dei dieci imputati, prima su tutte la richiesta di annullare il processo per “deposito parziale “degli atti presentata da tutte le difese.

La difesa del cardinale Becciu ribadisce “di non avere ancora ad oggi, dopo sette mesi di dibattimento, copia integrale dei dati contenuti nei dispositivi elettronici sequestrati, contrariamente a quanto affermato oggi dal Promotore di Giustizia, che li avrebbe dovuti mettere a nostra disposizione prima dell’avvio del processo come prescritto dalla legge“.

In particolare, gli avvocati Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo, sul punto, rilevano che “quanto affermato dai Promotori in aula si discosta dalla loro precedente impostazione del 31 gennaio, quando, nel rispondere alla nostra eccezione, affermavano fosse sufficiente fornire alle difese solo gli atti di cui l’Accusa intende fare uso processuale. Continuiamo a ribadire la necessità di accedere agli atti nella loro integralità come condizione minima di legalità per praticare un diritto di difesa effettivo, nell’ambito di un giusto processo e non certo per sottrarci alla sua celebrazione”.

“Lo sottolineiamo – precisano ancora – a prescindere dalla assoluta infondatezza delle accuse e dell’innocenza del cardinale, che è e rimane manifestamente estraneo ad ogni ipotesi di reato“.

Ma sono le difese di tutti gli imputati del processo in Vaticano a parlare di giustizia denegata e a ribadire la richiesta di nullità del processo.

In particolare, l’avvocato Bassi, difensore di Tirabassi, ha denunciato la “illegittima pretesa del pm di trattenere gli atti. Non c’è un potere selettivo degli atti da produrre“.

Da qui l’accusa, respinta dal pm Diddi, “di denegata giustizia“.

Per il difensore, gli “omissis non possono essere presenti in atti di dibattimento“. Quindi ha osservato che “sono stati sequestrati un centinaio di scatoloni di documenti di carte, 39 dei quali negli uffici di Tirabassi, ma non sappiamo dove siano“.

Anche la difesa di Mincione – rappresentata dall’avvocato Gian Domenico Caiazza – ha ribadito la richiesta di “nullità del processo” sostenendo che non rientra nella facoltà del Promotore di giustizia “rendere disponibili solo gli atti utilizzati. Questo processo lo vogliamo fare. Mincione è innocente. Ma il pm non può scegliere le prove e sottrarne altre. E’ un sequestro nel sequestro“.

Dal canto suo il pm Diddi, un avvocato romano che nel processo Vaticano ha il ruolo di pm e promotore di giustizia, stima che le perdite della Santa Sede legate alla compravendita del Palazzo londinese di Sloane Avenue ammontano “a 217 milioni di euro“.

Nel corso del suo intervento, il pm ha sostenuto che da parte delle difese c’è il tentativo di “strumentalizzazione per distogliere l’attenzione dal merito delle questioni”.

Un intervento che ha suscitato la conseguente reazione delle difese degli imputati, in particolare dell’avvocato Cataldo Intrieri (difensore di Tirabassi) che ha detto: “Qui si stanno insultando le difese“.

Il presidente Pignatone ha stoppato il tutto invitando a “non reagire alle contumelie. Attenersi ai fatti. Ci vuole molta pazienza”.

Diddi ha poi ricordato di essere stato destinatario di una denuncia “per intercettazione abusiva” poi archiviata dalla giustizia elvetica. E ha sottolineato che “Torzi è andato in Cassazione definendo il VaticanoStato canaglia’ mentre la Cassazione ha risposto che sono state rispettate le norme del giusto processo“.

Quanto all’accusa da parte delle difese di deposito parziale degli atti con una selezione delle carte contro le regole del giusto processo, Diddi ha detto che si tratta di “una tempesta in un bicchier d’acqua dal momento che gli atti e i documenti digitalizzati sono stati messi a disposizione di tutti. Purtroppo – ha detto – a riscontrarli è venuta solo la parte civile“.

Perentorio il Promotore di giustizia nel dire che “deve finire questa storia che avremmo tarpato le ali alle difese”. E ha consegnato una memoria e una chiavetta con gli atti.

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