Muore sola in ospedale dopo 10 ore in barella. Tragedia in una clinica romana
Tragedia inaccettabile. Rimasta su una barella per ben 10 ore, in attesa di una tac. Da sola. Poi è stata trasferita d’urgenza in un altro ospedale ed morta. Lei è Rossana Alessandroni, 67 anni, deceduta per una dissezione dell’aorta addominale e conseguente emorragia interna. La famiglia chiede giustizia. Vuole la verità sulla morte dalla propria cara. Una tragedia inconcepibile, avvenita a Roma, venuta alla luce nelle ultime ore in un articolo Repubblica, poi rilanciato da tutti i siti. Ora la vicenda si trova sul tavolo della regione lazio che ha deciso di aprire una inchiesta interna.
L’arrivo al Vannini
La vicenda ha inizio il 2 febbraio scorso. Rossana Alessandroni mentre si trova nella sua abitazione in via Manfredonia, al Quarticciolo, accusa un forte dolore allo stomaco. Intorno alle 13, chiama il 118 e viene trasportata in ambulanza al Vannini in codice rosso. “Al Vannini l’hanno tenuta dieci ore su una barella in pronto soccorso in attesa di una tac, mentre lei si contorceva dai dolori. Se fossero intervenuti subito forse mia zia sarebbe ancora viva. Non si può morire per un’analisi o una tac non fatta in tempo. È assurdo”, racconta la nipote della vittima, Irene Coda, a RomaToday. “Non permetteremo nessuno scarica barile”.
La famiglia: niente scuse, vogliamo la verità
Stando alla testimonianza dei familiari, l’esame le è stato eseguito soltanto alle 23. “Alle 23.21 ci ha scritto che era ancora in attesa del risultato. Si lamentava. ‘Sono piena di dolori’. Mi ha detto l’ultima volta che l’ho sentita con un vocale che mi ha mandato”, racconta ancora la nipote. Accade, dunque, che la situazione si aggrava e i medici decidono di trasferirla con urgenza al policlinico di Tor Vergata intorno alle tre del mattino per sottoporla a una operazione. Iniziato l’intervento, però, i chirurghi si sono trovati di fronte a un’emorragia troppo estesa. Ormai era troppo tardi e Rossana Alessandroni è morta, alle prime ore del 3 febbraio, intorno alle 5 del mattino.
Muore in ospedale, scatta l’inchiesta
“È entrata in ospedale vigile, poi è peggiorata e nessuno ha fatto nulla. Ora i figli non hanno la mamma e noi non abbiamo una zia”, sottolinea ancora Irene a Roma Today. I parenti, non hanno ancora potuto visionare la cartella clinica, attendono, ma già si sono mossi per la denuncia all’ospedale Vannini: “Zia aveva fatto anche il tampone, era negativa. Di certo non è morta di covid. Stava attendendo la terza dose. Abbiamo provato anche sentirli quelli dell’ospedale, ma nessuno ci ha fatto delle scuse. Non vogliamo rimpalli ora, vogliamo la verità”.
E non vogliono sentire le solite scuse: Dal Vanni infatti spiegano e puntano il dito sulle lungaggini del covid: «La signora ha fatto il percorso Covid che ha allungato i tempi: accusava dei sintomi generici, è stata sottoposta a due tac e poi trasferita a Tor Vergata, l’hub di riferimento per il reparto di cardiochirurgia». A fare da arbitro, nel contesto di questa tragedia, è la Direzione Salute – Area Rischio Clinico della Regione Lazio: «È stato disposto un immediato audit clinico per definire tutti i passaggi assistenziali: dai tempi del soccorso, al decorso presso l’ospedale Vannini; i tempi dell’inquadramento clinico e le relative modalità operative; ed il successivo trasporto all’hub di riferimento Policlinico Tor Vergata. Verrà tutto svolto con la massima celerità. Ai familiari vanno le sentite condoglianze, assicurando che verranno chiariti nella massima trasparenza tutti i passaggi clinici”.