La “guerra” del catasto nella maggioranza. Draghi teme una figuraccia come sul Milleproroghe

21 Feb 2022 16:42 - di Gabriele Alberti
Draghi catasto

E’ stallo sulla riforma fiscale: in assenza di un accordo politico ai massimi livelli sul nodo del catasto non partirebbe infatti l’esame in commissione Finanze alla Camera. In Parlamento si fa notare come bruci ancora lo schiaffo al governo per la bocciatura della norma sul tetto al contante a mille euro nella conversione del dl Milleproroghe. Da qui la volontà di non entrare nel merito dell’esame dei 450 emendamenti presentati. Almeno  fino a quando non verrà trovata l’intesa tra il premier Mario Draghi che non intende arretrare sull’aggiornamento di estimi immobiliari atavici e il centro-destra;  che paventa nuove patrimoniali.

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Senza un’intesa in settimana, salterebbe, dunque, l’appuntamento per l’approdo della delega in Aula il 28 febbraio come indicato dai capigruppo per permettere di rispettare i tempi per la presentazione del decreti attuativi; e dare seguito concreto alla riforma del complesso sistema tributario italiano in chiave pro-crescita, equità e semplicità.

Catasto, non ci sono margini per un accordo nella maggioranza

Ma l’ipotesi di un accordo politico a breve al momento appare lontanissima: Pd, LeU e M5S sono favorevoli ma Carroccio e Forza Italia nel governo, e soprattutto Fratelli d’Italia dall’opposizione, reclamano lo stralcio della norma sul catasto. Draghi ha a più riprese chiarito come si tratti di un necessario lavoro di mappatura/aggiornamento di estimi fermi a trent’anni fa, se non oltre, senza mettere mani nelle tasche degli italiani. Ma fidarsi è meno, non fidarsi è meglio. Si teatta pur sempre di un governo a trazione centrosinistra, come più volte contestato da Giorgia Meloni. Tecnicamente, spiegano gli esperti, l’aggiornamento si limiterebbe ad una ricognizione delle rendite immobiliari; adeguandole ai prezzi di mercato e all’introduzione di meccanismi di adeguamento periodico: valori che verrebbero poi accostati a quelli attuali senza sostituirli. Tempi per portare a termine questo maxi-scrutinio? Almeno 5 anni, rimettendo la decisione su eventuali prelievi sul mattone ai governi che verranno dal 2026 in poi.

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La riforma del catasto rimane un tema caldo. La norma, prevista dalla legge delega fiscale, è motivo di scontro nella maggioranza di governo. E i prossimi giorni, proprio con la discussione sulla delega fiscale, si preannunciano molto caldi. Il governo sembra intenzionato ad attuare la riforma a invarianza di gettito, redistribuendo il carico fiscale; ma il timore che alla fine si arrivi a un aumento della tassazione è tutt’altro che sopito. Il  nodo del catasto sta di fatto bloccando i lavori sulla riforma fiscale a cui ambisce il governo Draghi. Sulle altre voci importanti della delega c’è generale consenso: dalla semplificazione dell’Irpef a 4 scaglioni, al graduale superamento dell’Irap, passando per l’intervento sull’Iva. Quello della revisione del catasto è un passaggio  accarezzato da vari governi del passato; ma poi sempre riposto in soffitta per l’alto rischio impopolarità.

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