Gli Anelli del Potere, i fan contro l’elfo nero inserito nella serie Amazon. E Gandalf direbbe che…

14 Feb 2022 11:22 - di Adele Sirocchi

Gli Anelli del Potere, prequel de Il Signore degli Anelli, la serie più attesa dell’anno, sbarca su Amazon prime il prossimo 2 settembre. Ma le prime foto ufficiali del cast hanno già scatenato polemiche roventi. Il motivo?  Un elfo coloured e un’appartenente alla razza dei nani anch’essa nera. E’ giusto o no, insomma, il balckwashhing imposto all’opera di Tolkien il quale non aveva previsto elfi o nani di carnagione scura?

Dietro questa scelta, secondo alcuni retroscena, non vi sarebbe tanto l’omaggio al solito trito e ritrito politicamente corretto, quanto la necessità di inserire cambiamenti perché Amazon non avrebbe i diritti completi sulla frastagliata opera di Tolkien dalla quale è ricavabile il racconto de Gli Anelli del Potere. 

Venti episodi che raccontano gli eventi della Seconda Era, ambientata migliaia di anni prima rispetto a quanto visto nelle saghe per grande schermo. Si va dall’ascesa di Sauron come Oscuro Signore alla forgiatura degli Anelli del Potere, dalla distruzione del regno di Númenor all’Ultima Alleanza fra Elfi e Uomini.

Il pubblico vastissimo dei tolkieniani si divide tra puristi e possibilisti. Al centro della disputa il personaggio di  Arondirl’elfo di carnagione scura che sarà interpretato dall’attore portoricano Ismael Cruz Córdova (nella foto a sinistra) molto distante dall’immaginario collettivo sugli Elfi, che Tolkien ha sempre descritto come figure esili, dalla pelle bianca e dai lunghi capelli dorati.

La produzione si è difesa così: “Ci sembrava naturale che un adattamento dell’opera di J.R.R. Tolkien riflettesse l’aspetto che ha il mondo. Tolkien è per tutti. Le sue storie sono su razze inventate che danno il loro meglio quando lasciano l’isolamento delle loro culture e uniscono le forze”.

Non è la prima volta che il povero Tolkien si trova al centro di dispute che nascono dall’ideologia del pensiero unico. Le femministe per esempio lo hanno accusato di avere scritto una favola per adolescenti maschi. E quindi lo hanno giudicato “sessista”. E in nome dell’antirazzismo gli è stato rimproverato di avere creato gli orchi troppo brutti, come se fosse una “razza inferiore”. Deliri che non hanno intaccato il successo delle sue opere e dei film che ne hanno tratto.

Dinanzi a questi scenari – ha scritto l’esperto di Tolkien Paolo Gulisano – “non resta che difendere Il Signore degli Anelli, opera che non necessita di alcun aggiornamento. Scritta settant’anni fa, diventa sempre più attuale col passare del tempo. È il racconto epico di un periodo di transizione, e rappresenta un autentico manuale di sopravvivenza tra gli errori e gli orrori della postmodernità“.

Tolkien – sottolinea ancora Paolo Gulisano – affida alle parole di Gandalf la saggezza dell’umano realismo che si contrappone al fanatismo delle ideologie:  “Altri mali potranno sopraggiungere, perché Sauron stesso non è che un servo o un emissario. Ma non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo, il nostro compito è di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali viviamo, sradicando il male dai campi che conosciamo, al fine di lasciare a coloro che verranno dopo terra sana e pulita da coltivare. Ma il tempo che avranno non dipende da noi”.

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