Foibe-Shoah, Bianchi si scusa per l’equiparazione che non c’è. Il ministro non legge le sue circolari

10 Feb 2022 17:14 - di Francesca De Ambra
Bianchi

In un altro Paese, appena un po’ più serio del nostro, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi avrebbe compiuto atto diverso dalle scuse rivolte al presidente dell’Associazione partigiani e a quella dell’Unione delle comunità ebraiche italiane per la circolare diffusa dal suo dicastero in occasione della Giornata del Ricordo. Altrove, infatti, i ministri si assumono direttamente la responsabilità di quel che accade e non se la cavano, come qui da noi, con la gnagnera delle scuse un tanto al chilo. In alternativa, ci sarebbe piaciuto che Bianchi avesse difeso la circolare incriminata, invitando il “partigiano” (classe 1949) Giancarlo Pagliarulo e Noemi Di Segni (Ucei) a leggerla attentamente e integralmente.

Bianchi ha telefonato ai presidenti di Anpi e Ucei

L’avessero fatto, si sarebbero accorti che non opera alcuna equiparazione tra foibe e  Shoah. Solo in riferimento a quest’ultima tragedia sottolinea infatti la «atroce volontà di annientamento, mai sperimentata prima nella storia dell’umanità». Certo, non è sufficiente ad evidenziare l’unicità dell’Olocausto. Ma è circostanza del tutto comprensibile dal momento che il tema-obiettivo della circolare era la tragedia degli istriano-giuliano-dalmati, cioè le foibe e l’esodo. E che non vi sia stata alcuna equiparazione tra «italiani ed ebrei», come pure aveva frettolosamente dedotto Pagliarulo, è certezza ricavabile ancora una volta da lettura scevra da pregiudizi. Vi si citano, infatti, anche gli Armeni e i «mussulmani di Srebenica». Ovviamente, Bianchi si è guardato bene dal ricordarlo. Tutt’altro: ha battuto i tacchi, si è irrigidito sull’attenti e ha sibilato il suo “signorsì” sotto forma di scuse.

Il titolare dell’Istruzione contraddice Mattarella

Ma de che?“, direbbero a Roma. Forse ci sbaglieremo, ma in quella circolare non sembra ci sia nulla che suoni offensivo per la verità storica o urticante per la sensibilità degli israeliti italiani. Più che un’impossibile equiparazione (i nazisti avevano pianificato lo sterminio degli ebrei ovunque si trovassero, questa è l’unicità dell’Olocausto), il lamentato accostamento (non equiparazione) serviva ad inquadrare la “categoria” in cui i drammatici eventi che si abbatterono sul nostro confine orientale durante e dopo l’ultima guerra rientrano. Una traccia ad uso dei docenti. Ce n’era bisogno? Sì, se si considera che le foibe rappresentano una pagina strappata della nostra storia. Una tragedia in parte misconosciuta e in parte negata, spesso proprio laddove il «seme della memoria» (Mattarella) dovrebbe germogliare rigoglioso, cioè nella scuola. E la goffa reazione di Bianchi ora ce ne spiega anche il perché.

 

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