Auguri al “mito” Dino Zoff: gli 80 anni di un friulano doc, tra silenzi e parate memorabili (video)
“Quando giocavo in serie A, presi un gol e mio padre mi disse: ‘ma come mai quel gol lì’. Io gli risposi: ‘non mi aspettavo che tirasse!’. E lui: ‘ma perché, cosa fai? il farmacista? Se non te lo aspetti tu che fai il portiere…“. Così Dino Zoff in un’intervista a tutto campo a Tv2000, in occasione dei suoi 80 anni, che andrà in onda venerdì 25 febbraio ore 12.20; durante la puntata speciale de L’ora solare, il programma quotidiano condotto da Paola Saluzzi. Zoff, 80 anni il prossimo lunedì, è un mito per gli innamorati di calcio. Solitamente di poche parole, si lascia andare ai racconti familiari, alle memorie sportive, incise nella memoria sportiva di tanti italiani. Nell’immaginario collettivo è legato a tre momenti particolari: la partita a scopone con Pertini; il bacio a Bearzot e la parata decisiva contro il Brasile nel 1982, quest’ultimo un tripudio che è impossibili dimenticare.
Mondiale ’82, quella la memorabile parata di Zoff col Brasile
E’ lui l’unico calciatore italiano ad aver vinto sia i Mondiali sia gli Europei, nel 1968 e nel 1982. Sono sue le braccia che alzarono la Coppa in Spagna e furono poi immortalate da Renato Guttuso e da un francobollo. Ancora sue le mani che bloccarono sulla linea il possibile pareggio del Brasile al Sarrià, con un abbraccio finale al pallone che sapeva di rassicurazione paterna. Zoff è stato il campione rialzatosi dopo le critiche per le reti su tiri da lontano ad Argentina ’78; ed è diventato leggenda quattro anni dopo col Mondiale vinto in finale contro la Germania. Quattro anni dopo i gol incassati da Nelinho e Dirceu, si prese infatti la rivincita sul Brasile. Perchè quel giorno al Sarrià di Barcellona la torcida pianse non solo per la tripletta di Paolo Rossi ma anche per la parata di Superdino sul colpo di testa di Oscàr:”ebbi paura, una paura tremenda”, racconta Dino Zoff. Il quale ha poi lasciato un segno anche come tecnico, arrivando a sfiorare con l’azzurro il titolo europeo; perso nel 2000 per un ‘golden gol’ di Trezeguet.
La gloria con la Juventus, l’amicizia con Scirea
Zoff è stato anche un collezionista di scudetti alla Juventus: “Quella che ho amato di più forse è stata la squadra del 1972-’73, con Haller, Causio, Bettega, ovvero velocità, classe e fantasia”, disse in un0’intervista. Rammarico solo per quel gol preso da Magath nella finale di Coppa Campioni contro l’Amburgo ad Atene. Pochi giorni dopo, il 2 giugno 1983, annunciò il ritiro non riuscendo a nascondere una certa commozione e spiegando che “non si può parare anche l’età”. In bianconero, Zoff coltivò un’amicizia fraterna di un altro grande campione, e uomo, di poche parole come lui, Gaetano Scirea.
“Bearzot è stato un uomo per me fondamentale”
Indimenticabile è tutt’ora il punto di riferimento di EnzoBearzot per Dino Zoff: “Un uomo per me fondamentale. Si è giocato la vita per me”, era “un comandante vero e un comandante vero fa andare le navi sulla rotta giusta. Era un uomo di cultura anche se sbeffeggiato, aveva tutte le qualità, le sostanze della vita. I media devono fare tante cose, non sempre si riesce a descrivere a fondo un uomo”. Zoff oltre che capitano di quella nazionale di Bearzot è stato allenatore, ct della nazionale, dirigente, padre nobile del calcio italiano. “Credo sia giusto assegnare a Dino Zoff, in occasione del Premio Bearzot, un importante riconoscimento speciale. Lo proporrò alla giuria ma credo che Dino Zoff lo meriti come allenatore e, soprattutto, come uomo”. Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, lo ha annunciato durante un’intervista.
Zoff, il perfezionismo di un friulano doc
Abitutato da ragazzo a fare le cose per bene, con la stella polare del perfezionismo. “Nella mia famiglia -racconta Zoff- quando si facevano le cose si dovevano fare bene. Mio padre diceva che non ha importanza che lavoro fai, l’importante è lavorare bene. Era una regola. Non si parlava molto una volta, ma erano cose “scritte” dappertutto, anche se non erano scritte. Non c’erano scuse su niente a casa mia”. Come vive il traguardo degli 80 anni?
«Le mie radici friulane, la civiltà contadina, mi hanno trasmesso un concetto: godersi ogni momento. E come dicono dalle mie parti, la vecchiaia è dura, ma speriamo che duri. Certo il numero impressiona: 80. Sai che ti è rimasta poca strada da percorrere».
“Credo sia giusto assegnare a Dino Zoff, in occasione del Premio Bearzot, un importante riconoscimento speciale. Lo proporrò alla giuria ma credo che Dino Zoff lo meriti come allenatore e, soprattutto, come uomo”. Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, lo ha annunciato durante un’intervista insieme al grande Dino Zoff – realizzata in occasione dei suoi ottant’anni.