Scuola, i presidi si aspettano il caos: «Il rischio è avere classi che entrano ed escono dalla Dad»

5 Gen 2022 15:46 - di Viola Longo
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Un incremento della vaccinazione tra gli studenti, la messa a punto di un piano per la distribuzione delle Ffp2 e una campagna di screening. Sono le tre azioni che, secondo i presidi italiani, sarebbero state necessarie per un rientro a scuola in sicurezza e che, arrivati a questo punto, potrebbero dare un senso alla Dad. «Ma non abbiamo avuto riscontro su nessuno di questi punti. Dunque, da oggi al 7 non sarà presumibilmente fatto nulla di ciò che abbiamo chiesto. Per arrivare al 7 gennaio con certe azioni in atto, bisognava partire da prima», ha spiegato il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, chiarendo che «la vaccinazione dei bambini è sotto il 10%. Il numero anche se è passato poco tempo è un po’ basso. Ci si aspettava di più. Bisogna incentivare la campagna».

Il no alla Dad per consentire ai genitori di lavorare

Secondo Giannelli, la volontà del governo di mantenere la didattica in presenza «a tutti i costi», nonostante l’impennata dei contagi, va rintracciata nel fatto che «grazie a questo molti cittadini possono lavorare». «Molti lavoratori con bambini sotto 14 anni a scuole chiuse non potrebbero farlo», ha sottolineato il presidente dei presidi italiani all’Adnkronos, spiegando che «il danno che deriverebbe dalla chiusura sarebbe enorme in termini di economia generale». Il problema è che ad oggi le certezze sono davvero poche, a partire dal numero dei contagi. Perché è vero che «non sembra elevato», ma è altrettanto vero che, a quanto si evince dalle stesse parole di Giannelli, non ci sono dati solidi.

L’incertezza sui numeri del contagio tra gli studenti

«C’è una esigenza di pubblicazione di statistiche, visto che le scuole inseriscono i dati relativi ai contagi degli alunni, che sarebbe utile conoscere. Sono fermo a prima di Natale, avevo fatto una stima di 10mila classi, su un totale di 200mila. Considerando una media di 20 alunni per classe sono circa 200mila alunni contagiati, che sono una goccia sul totale della popolazione studentesca». Nel frattempo, però, ci sono state le vacanze e i numeri nella popolazione generale sono passati dai 36.293 nuovi vasi e 146 morti del 22 dicembre, ultimo giorni di scuola, ai 170.884 nuovi casi e 259 morti di ieri. E, infatti, lo stesso Giannelli ha ammesso che «è logico attendersi un aumento dei casi all’interno della popolazione studentesca».

Il rischio di entrare e uscire dalla Dad

L’altra incognita riguarda il protocollo di gestione delle quarantene. Quello in vigore «è troppo farraginoso» e «spesso le Asl spesso non lo applicano». «C’è anche un decreto legge che ha stabilito alcune novità in termini di quarantene e isolamento fiduciario. Stiamo a vedere cosa si deciderà», ha commentato il preside, spiegando che il rischio è di trovarsi in una situazione di caos con classi che entrano ed escono dalla Dad. «Il punto – ha detto Giannelli – è che non bisogna demonizzare la Dad e si deve cogliere a volte l’occasione di una parziale messa in Dad per conseguire alcuni risultati e obiettivi che potrebbero essere utili». Fra questi l’incremento della vaccinazione nella fascia 5-11 anni. «Il rischio è che la forzatura della didattica in presenza costituisca un impedimento a un ordinato svolgimento della didattica proprio perché è presumibile attendersi che delle classi entreranno e usciranno dalla Dad».

I circa 50mila non vaccinati tra docenti e personale Ata

Ma Giannelli si è soffermato anche sulla situazione del personale scolastico, tra insegnati e Ata, quantificando in circa 50mila i lavoratori non vaccinati, tra i quali solo 10mila sono esenti perché non possono vaccinarsi. «Ne restano 40mila, una parte dei quali si sta vaccinando, l’altra resiste. Quanti rappresentano lo zoccolo duro che non intende vaccinarsi? Possono essere 10mila, ma potrebbero anche essere 20mila. Se è cosi, è ipotizzabile che arrivino alle scuole 10-15mila certificati di malattia di no vax», ha spiegato Giannelli, precisando che si tratta di «stime grossolane».

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