Quirinale, Letta getta la maschera: «Un nome condiviso non può essere di centrodestra»

20 Gen 2022 16:51 - di Michele Pezza
Letta

«Il Pd è impegnato a scegliere per il Quirinale un nome condiviso e non di parte, quindi non un nome di centrodestra. Dobbiamo trovare un accordo su un nome super partes». Così parlò Enrico Letta dai microfoni di Radio Immagina. Il segretario dem ha gettato la maschera. Lui e il suo partito non sbarrano la strada solo alla candidatura di Silvio Berlusconi in quanto, come sostengono, «divisivo», ma a qualsiasi esponente provenga dal centrodestra. E si capisce: solo chi da lì arriva è «di parte» mentre sono decisamente «super partes» i finto-terzisti e simil-indipendenti, in realtà accasati a sinistra. Di nomi così ce ne sarebbero a bizzeffe, da riempire un elenco più lungo di un obelisco egizio.

Così Letta a Radio Immagina

Fra poco, statene pur certi, Letta comincerà a consultarlo con l’aria grave e pensosa di chi rovista nel pantheon dei padri della patria. Speriamo solo che il centrodestra non si lasci infinocchiare. Non nel senso che deve tentare di imporre un proprio nome (non avrebbe i numeri, del resto), ma in quello di non perdere la guerra delle parole. La sfida è impedire a Letta e alla sinistra di impossessarsi (abusivamente) della casella del super partes. Ove mai vi riuscisse, svanirebbe il sogno di ritrovarsi al Quirinale una personalità davvero imparziale e lontana dalle appartenenze partitiche. È il motivo per cui il prossimo vertice della coalizione dovrà fare chiarezza sull’ipotesi Berlusconi.

La nuova guerra delle parole

Se il leader di Forza Italia, come annunciato in un primo momento da Sgarbi, dovesse annunciare il proprio ritiro dalla corsa, Salvini e Meloni (oltre che lo stesso Berlusconi) faranno bene a calibrare mosse e parole per attrarre a sé renziani e parlamentari del Misto. Etichettare di “centrodestra”, ad esempio, una candidatura come quella di Elisabetta Casellati sarebbe un esercizio di ingenuità più che di sincerità. È la presidente del Senato, lì eletta anche dai 5Stelle ad avvio della legislatura. È a tutti gli effetti  una candidatura istituzionale: la seconda carica dello Stato che diventa la prima. Una vera super partes. Già, chi più di lei? Persino Letta dovrebbe prenderne atto.

 

 

 

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