Quirinale, 5Stelle nel caos: Conte “commissariato” dai capigruppo. Supplica a Mattarella per il bis

4 Gen 2022 9:13 - di Michele Pezza
Conte

Vorrebbero cambiar tutto perché tutto resti com’è. Ma i 5Stelle non possiedono neppure un’oncia dell’aristocratica e cinica e lungimiranza del principe di Salina, il protagonista del Gattopardo. Infatti sono in preda al caos e tutto lascia pensare che lo saranno ancor di più man mano che si avvicinerà la scadenza del Quirinale. Lo sa bene chi ha seguito la riunione via Zoom dei senatori grillini. Più che un incontro, un vero psicodramma dominato (ma non è una novità) dal terrore di tornare alle urne. La novità sta invece nel fatto che per la prima volta un gruppo parlamentare (il più numeroso, per altro) ha chiesto a Mattarella di concedere il bis. Finora a tirare la giacca dell’Inquilino del Colle sono stati in tanti, ma sempre uti singuli e mai ufficialmente. Da ieri non è più così.

La scadenza del Quirinale terrorizza i grillini

Ma è una posizione che finisce per certificare il deserto propositivo dei 5Stelle. Dai suoi esponenti apicali non è giunta né l’indicazione di un metodo né, tantomeno, di una rosa di nomi da per il Quirinale. E sì che avrebbero dovuto visto che rappresentano tuttora la maggioranza relativa in seno al Parlamento. Si accontentano invece di far girare il disco rotto della richiesta di “una donna al Colle. Ma è solo fuffa. L’appello al bis di Mattarella non è l’unica novità emersa nella riunione: la seconda, tutta interna al M5S, riguarda il ruolo di Conte. I senatori ne hanno praticamente disposto il commissariamento decidendo di affiancargli i capigruppo Crippa (Camera) e Castellone (Senato) nelle trattative per il Quirinale.

La trama di Di Maio

È solo l’ennesimo indizio di un rapporto sempre più complicato e su cui è pronto a lanciarsi Luigi Di Maio, che osserva da lontano ma non con distacco la partita interna. Tanto più che essa è profondamente intrecciata a quella per il Colle. Il ministro degli Esteri sa che prima o poi sul tavolo resteranno pochi nomi, tra cui quello di Draghi. E c’è già chi azzarda a ipotizzare una zebratura tra i due palazzi della politica. Se a quello del Quirinale salirà l’attuale premier, cioè un tecnico, è giusto che a Palazzo Chigi ritorni un politico. E Di Maio non vede altri che se stesso. Dopotutto, è lui il vero leader del partito di maggioranza relativa. Con buona pace del malcapitato Giuseppi.

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