Grandi elettori positivi, non c’è accordo. Si fa strada il voto a domicilio ma la sinistra non molla

18 Gen 2022 19:18 - di Alessandra Danieli

I grandi elettori positivi al virus o in quarantena restano l’argomento clou di queste ore. Quando manca una settimana al fischio di inizio della partita del Colle la quadra è ancora lontana. Con il centrodestra a spingere per garantire il diritto di voto e dunque il plenum. E il centrosinistra a fare muro sulla scia delle parole del presidente della Camera Fico. Sullo sfondo costituzionalisti di razza che mettono in guardia dall’escludere i positivi dall’elezione per il successore di Mattarella.

Quirinale: elettori positivi, che fare?

Le ipotesi si accavallano. Al momento la soluzione più accreditata è quella del voto a domicilio. Come già avviene in occasione delle elezioni amministrative e politiche, da ultimo per le suppletive di domenica scorsa nel collegio di Roma 1. È questa la strada concretamente praticabile per evitare che i grandi elettori colpiti dal Covid, che alla fine potrebbero essere una cinquantina, restino fuori dalla votazione.

La capigruppo non trova l’accordo politico

Chi avesse la febbre potrebbe accedere a Montecitorio solo con un tampone negativo. Per il momento sembra l’unico compromesso politico, al vaglio del presidente della Camera Fico. Al momento può accedere al Parlamento solo chi ha il green pass, dunque è vaccinato, guarito o è in possesso di un pass negativo. L’ultima parola, come emerso dalla Conferenza dei capigruppo della Camera di ieri sera, non si trova. Dopo ore di acceso confronto l’accordo non si è trovato. E resta il timore di un imprevedibile numero di positivi asintomatici a cui verrebbe impedito l’accesso alla Camera per eleggere il capo dello Stato.

Il voto a domicilio resta l’ipotesi più praticabile

Tra le ipotesi sul tavolo per risolvere il pasticcio, c’è anche il voto da remoto. Che richiederebbe l’allestimento di un apparato informatico di cui Senato e Camera non dispongono. E che non può essere predisposto in pochi giorni. Si è parlato anche di un seggio ad hoc dove far votare gli elettori positivi. Anche in questo caso non mancano gli ostacoli da superare. Compresa la necessità di rivedere le norme che disciplinano gli spostamenti. Per questo il voto a domicilio resta la risposta più fattibile. Non sarebbero necessarie particolari regolamentazioni. Né specifici nulla osta da parte della struttura di consulenza tecnico-scientifica del Parlamento. In questo caso si applicherebbe la circolare emanata venerdì scorso che consente e disciplina la circolazione tra regioni anche per i positivi.

Sileri: i positivi devono poter votare

Questi, una volta raggiunta Roma, dovrebbero indicare il proprio domicilio. Dove verrebbe raccolto il voto espresso. Come è già avvenuto in passato in occasione delle elezioni amministrative e politiche. Una decisione tecnica che richiede però un via libera bipartisan che al momento è lontano. Basta ascoltare il parere di Debora Serracchiani. “Il parlamentare è un lavoratore e l’aula è un luogo di lavoro. E nei luoghi di lavoro non sono ammessi positivi e quarantenati”, dice la capogruppo del Pd a Montecitorio. Sul tema è sceso in campo anche il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. Che non mostra dubbi. “Sicuramente i positivi dovrebbero avere il diritto di poter votare. É chiaro che esiste la malattia, ma qui ci troviamo davanti a una positività senza malattia. E dove non c’è malattia ma semplice positività una soluzione può essere trovata“.

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