“Di Maio pensa solo ai fatti suoi, è chiaro a tutti”. M5S, Di Battista apre il fronte della scissione

31 Gen 2022 8:10 - di Lucio Meo

Si alza il livello dello scontro all’interno del Movimento 5 Stelle tra contiani e dimaiani. La partita del Quirinale ha lasciato scorie pesanti, alimentate dalle dichiarazioni delle ultime ore. Interpellato dai cronisti all’uscita della sua abitazione romana, il leader pentastellato Giuseppe Conte replica al ministro degli Esteri Luigi Di Maio sulla necessità di una “riflessione interna”, chiesta a gran voce dal titolare della Farnesina dopo il ‘naufragio’ dell’ipotesi Belloni e la rielezione di Sergio Mattarella: “L’ho detto prima io, a dire il vero. Lui ha risposto a me, quindi il chiarimento ci sarà senz’altro.

Di Maio in particolare avrà la possibilità di chiarire il suo operato e la sua agenda, se era condivisa o meno”. Di Maio ha parlato di “fallimento” di alcune leadership, ma Conte ribatte che l’ex capo politico grillino “era in cabina di regia, come ministro l’ho fatto partecipare. Chiarirà i suoi comportamenti, ma non a Conte, agli iscritti”.

Nel M5S la battaglia è iniziata. E si parla di resa dei conti ormai prossima, se non addirittura di scissione. Sulla rissa tra contiani e dimaiani, cala anche il giudizio sferzante di Alessandro Di Battista, un ex M5S il cui parere pesa ancora molto nel Movimento. Si è schierato con Conte, ha accusato Di Maio di vigliaccheria, oggi sul “Fatto” rincara la dose.

Di Maio sotto accusa, Di Battista lo accusa di “poltronismo”

“Perché questo scontro tra Conte e Di Maio? Era inevitabile, vista la situazione? Credo che a Luigi interessi più salvaguardare il suo potere personale che la salute del Movimento. Il M5S sta precipitando verso una scissione? O si arriva a una resa di conti, o faranno prima a cambiare il nome del M5S in Udeur. I 5Stelle che mi chiamano sono preoccupati. Ma ciò che sta accadendo io lo avevo già previsto due anni fa”. Dibba ieri aveva detto che “è vigliacco mettere Conte sul banco degli imputati”, oggi spiega che “il Pdl, cioè il partito dei Letta, Gianni ed Enrico, voleva Draghi. Eleggere la direttrice dei Servizi al Quirinale, al di là della persona, a molti sembrava un precedente pericoloso. Era un’obiezione così insensata? Io avrei preferito altre soluzioni. Ma certamente Belloni avrebbe rappresentato un segnale di discontinuità in un Paese gattopardesco”. Scissione in vista? Di Battista non lo esclude: “In questo scenario lei valuta ancora di creare un suo partito? Prima vengono le battaglie politiche. Poi vedremo”.

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