Colle e “nuova emergenza”: tra Dad di ritorno e Caimano in agguato, Mattarella potrebbe bissare

4 Gen 2022 14:14 - di Marzio Dalla Casta
emergenza

In mancanza di poeti – i soli per Pasolini in grado di creare «artificialmente lo stato d’emergenza» – ci pensano i governatori di Regione a dare l’allarme. E tutti in coro, a destra come a sinistra, chiedono la chiusura delle scuole e la ripresa della didattica a distanza, l’ormai famosa Dad. Come dar loro torto, visto che  Omicron impazza come non mai facendoci ripiombare tutti nell’emergenza. Non siamo i soli, del resto: più di mezzo mondo si trova nelle nostre stesse condizioni, se non addirittura peggio. Di diverso c’è solo il senso di quella parola – “emergenza” – che pronunciata qui in Italia si ammanta di tutt’altro significato. E se nella gestione della cosa pubblica essa evoca procedure sfregiate, affidamenti senza appalti e spese pazze, nelle cose della politica si traduce nella più bieca conservazione dell’esistente.

Il M5S ha già invocato l’emergenza per non cambiare nulla

Chissà che non sia proprio questo l’obiettivo dei nuovi “poeti“, e non certo quelli di Pasolini. Ovviamente. Come diceva qualcuno, «a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca». Prova ne sia che il perdurare dello “stato d’eccezione” sta già sprigionando i suoi seducenti effetti. Lo sanno bene i senatori 5Stelle, riunitisi ieri appositamente per inviare una supplica a Mattarella affinché non scenda dal Colle: «C’è l’emergenza, Presidente». Arriva da qui la scintilla che appiccherà il fuoco? Può essere. Dopotutto il M5S è ancora il partito di maggioranza relativa e nessuno può liquidarlo con una scrollatina di spalle. Neppure se si tratta di spalle presidenziali. Certo, Mattarella è stato netto nel negare ogni ipotesi di bissare il settennato.

E Berlusconi al Quirinale non è una pochade

Ma quanto resisterebbe all’imperativo racchiuso nel salus rei publicae suprema lex esto, soprattutto se invocato da più parti? E noi italiani – lo insegna la storia – siamo sensibili ad ogni “grido di dolore“. Tanto più ora che all’emergenza Covid rischia di affiancarsi quella Berlusconi. «Il Caimano è alle porte», segnala da tempo il cosiddetto Popolo viola. E si può scommettere che la sinistra ufficiale e parlamentare non tarderà un minuto a rincorrerlo sul terreno dell’antiberlusconismo d’antan. Per come si stanno incastrando le cose – tra la paura di tornare alle urne di due terzi del Parlamento, l’appannamento dell’immagine di Draghi, l’inferiorità numerica della sinistra e la presenza di un Gruppo misto dilatatosi all’inverosimile – la candidatura del Cavaliere al Colle è tutt’altro che una pochade. Appunto, è un’emergenza. E, si sa, finché c’è emergenza, c’è speranza.

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