Acca Larenzia, quell’articolo sulla morte di Stefano Recchioni censurato da Rossana Rossanda

9 Gen 2022 19:08 - di Francesco Severini
Acca larenzia

In occasione dell’anniversario della strage di Acca Larenzia l’ex deputato di Forza Italia Giancarlo Lehner, già socialista craxiano, ha pubblicato sulla sua pagina Fb un ricordo. Eccolo: “Il 7 gennaio 1978, Roma, un poliziotto spara ad altezza d’uomo e ferisce alla testa il diciassettenne Stefano Recchioni, che muore due giorni dopo. Siccome il quotidiano comunista “Il manifesto” si batteva da sempre contro l’uso delle armi da parte della polizia nel corso delle manifestazioni, io, da liberalsocialista, scrissi per quel giornale un articolo, che esortava a condannare senz’altro, senza distinzioni tra manifestante comunista o neofascista, chiunque pensasse che l’ordine pubblico si preserva sparando alla testa dei diciassettenni. La redazione del “Manifesto” si spaccò in due: una parte riteneva giusto, per coerenza con la battaglia contro l’uso delle armi, pubblicare il mio pezzo; l’altra, era contraria, visto che la vittima era militante dell’Msi”.

Rossana Rossanda stracciò l’articolo di Lehner su Acca Larenzia

“Per la decisione – continua Lehner – si attese l’arrivo di Rossana Rossanda, la quale, letto l’articolo, ebbe un attacco d’ira, lo stracciò e urlò che ammazzare un fascista non è mai da condannare. E aggiunse che io dovevo essere certamente un camerata travestito da socialista. L’articolo, perciò, non fu pubblicato, la qualcosa mi confermò il dovere morale dell’anticomunismo”.

Per la sinistra i morti missini sono ancora di serie B

L’aneddoto – al di là di alcuni errori storici, perché a sparare fu un capitano dei carabinieri e non un poliziotto e Recchioni aveva 19 anni e non 17 – spiega molto anche dell’oggi. Di quell’allergia della sinistra dinanzi al ricordo del martirio di tre giovani al punto che l’Anpi si permette di chiedere persino il divieto di recarsi sulle loro tombe al Verano temendo fantomatiche “adunate fasciste”. Trattasi pur sempre, insomma, di morti di serie B. Trattasi, ancora, di tenere fede allo slogan mortifero “uccidere un fascista non è reato“. Stupisce simile posizione in una Rossana Rossanda che ebbe in ogni caso il coraggio di dire ai compagni, in epoca in cui la ferocia brigatista si espandeva nel Paese, che quei terroristi facevano parte dell’album di famiglia del Pci. Essi erano infatti – e tali si ritenevano – i diretti eredi dei partigiani rossi. Parliamo poi della stessa Rossanda che in una intervista inedita (pubblicata alla fine del 2021 dalla rivista Venetica ricordava di essere contenta di indossare la divisa di Giovane fascista.

Rossanda felice nella sua divisa di giovane fascista

“Mi ricordo – diceva Rossanda – solo che ero contenta di avere la divisa di giovane fascista perché era il mio primo tailleur, camicetta, giacca e cravatta. Prima, da giovane italiana, era un informe mantellone, che mettevamo solo per andare ai saggi (anche il tailleur-divisa, del resto). Che cosa posso aver detto o fatto in quel tailleur? Forse che bisognava pensare alla guerra, sacrificarsi, pensare a quelli che erano al fronte, a vincere…? Non lo so”. Scherzi della memoria selettiva…

Colombo: è una bestialità protestare perché i fascisti ricordano i morti di Acca Larenzia

Ovviamente in quella redazione sono cresciuti anche spiriti più liberi dai pregiudizi, come Andrea Colombo, amico personale di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro che non a caso, a proposito dell’anniversario di Acca Larenzia e delle lamentele dell’Anpi ha scritto sui social un post controcorrente: “Ma l’Anpi non ha una mazza di niente da fare di meglio che strepitare perché i fascisti commemorano tre ragazzini ammazzati da compagni e guardie? Adesso ci manca che debbano pure essere contenti di essere stati presi a mitragliate mentre uscivano da una sezione! Questo non è antifascismo. E’ bestialità e ferocia. Non sono compagni. Per me sono mostri”.

 

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *