Stalking, Enrico Varriale si difende: «Ho sbagliato, ma non sono un mostro. Mi ha colpito anche lei»
“Ho sbagliato, ma non sono un mostro. Non sono uno stalker”. Intervistato da la Repubblica Enrico Varriale si difende dalle accuse più pesanti. A processo per stalking nei confronti della compagna, l’ex vicedirettore di Rai Sport dà la sua versione dei fatti e nega buona parte del racconto della sua ex. Con la quale ha avuto un relazione più breve di un anno. E che ha rifiutato 15mila euro per ritirare la querela.
Stalking, Varriale: ho sbagliato ma non sono un mostro
“Ho fatto qualcosa che non può e non deve essere fatto mai”, dice Varriale. Che ha sempre respinto le accuse di stalking fin dal primo momento, assistito dagli avvocati difensori Fabio Lattanzi e Stefano Maranella. La triste cronaca che vede coinvolto uno dei giornalisti sportivi più popolari d’Italia è ricostruita dal gip Monica Ciancio. L’inchiesta è scattata dopo le denunce della compagna di Varriale. Che però non ci sta a passare per aguzzino. ” Ci siamo colpiti tutti e due, ma non l’ho picchiata e non le ho mai messo le mani al collo. Alla fine avevo l’occhio pesto, quello messo peggio ero io”, racconta il giornalista per il quale è stato disposto un divieto di avvicinamento alla donna. E ai luoghi che frequenta abitualmente.
Le due denunce della compagna finita in ospedale dopo la lite
La compagna di Varriale ha denunciato due volte il giornalista per due diversi episodi. Una lo scorso 9 agosto, per lesioni. E un’altra i 14 settembre, per stalking. Pesantissime le accuse rivolte al compagno. Compreso un tentativo di strangolamento. La donna ha dichiarato che le aveva stretto le mani intorno al collo mentre cercava di difendersi. Quella lite, avvenuta il 6 agosto, era finita con una prognosi di cinque giorni per la donna. “Non deve capitare. Ammetto che è capitato”, confessa il giornalista sportivo. “Non mi sono controllato. Ci siamo colpiti. Ma quello che è capitato, di cui mi vergogno, va inserito nel giusto contesto”. Varriale racconta come è andata la dinamica. “Stavamo litigando. Io parlavo lei chattava. Le chiedo di smettere. E una volta, e due e tre. Le tiro via il telefonino. Lei mi salta addosso. Non le ho mai messo le mani alla gola. Sono cose che non devono capitare. Non mi sono controllato. Ma non sono un violento, non sono uno stalker, non ho provato a strangolarla“.