Soldi & Migranti, da Lucano a Odevaine ecco il business che fa leccare i baffi alla sinistra buonista

11 Dic 2021 9:29 - di Francesca De Ambra
Migranti

È il buon senso, prima ancora che il rispetto dell’articolo 27 della Costituzione, ad imporre la sospensione del giudizio sull’imprenditrice Rosalba Livrerio Bisceglia. Da ieri la signora è sottoposta ad obbligo di dimora nell’ambito di un’inchiesta che ha smantellato una rete di caporali di colore nel Foggiano. Sarebbe un’ordinaria storia di sfruttamento se non fosse che la Livrerio Bisceglia è la moglie di Michele Di Bari, il prefetto che al Viminale (si è dimesso) coordinava le politiche migratorie. E questo trasforma l’odiosa e sordida vicenda di sfruttamento in un caso politico perché ancora una volta squarcia il velo di ipocrita buonismo che avvolge tutto quel che riguarda i migranti.

Il “mangia mangia” sui migranti

Soprattutto, le risorse finanziarie che puntualmente questi disperati attirano appena sbarcati in Italia. Progetti per l’accoglienza, per l’integrazione, per la mediazione linguistico-culturale, per la formazione, per l’avviamento al lavoro. Obiettivi nobili, ma spesso calati sul mangia mangia in favore di vere e proprie associazioni a delinquere gestite da apparenti filantropi. E tutti, guarda caso, con solide radici a sinistra e buone relazioni con il mondo che conta. Migranti: basta la parola per piacere alla gente che piace. Un nome per tutti è quello di Mimmo Lucano, celebrato ex-sindaco di Riace che un tribunale della Repubblica ha condannato (non definitivamente) a 13 anni di carcere come malversatore di soldi pubblici.

Fiumi di denaro per progetti mai eseguiti

Come ricorda il Giornale, Lucano riuscì a distrarre poco meno di 2 milioni e mezzo di euro per acquistare e arredare tre case e due frantoi. Altri “spiccioli” – appena 531mila euro – li aveva invece presi per un viaggio di piacere in Argentina. Ma prima di lui, a dar conto di come per la sinistra buonista i migranti fosserosoprattutto un ottimo business l’aveva dimostrato Michele Odevaine. Il suo nome compare anche nell’inchiesta di Mafia capitale. L’essere stato braccio destro di Walter Veltroni al Campidoglio lo mise al riparo della gogna mediatica riservata in quel frangente ad altri imputati di opposta sponda politica.Non per questo, tuttavia, riuscì ad evitare la condanna.

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