Sicilia, Miccichè archivia l’intesa FI-Iv: «Senza la Meloni e Salvini sarebbe una barzelletta»
Solo il campano Vincenzo De Luca riuscirebbe a tener testa al siciliano Gianfranco Miccichè nella capacità di trasformare una conferenza stampa in un fritto misto di argomentazioni locali e nazionali, se non planetarie. E se qualche giorno fa impellenti esigenze social avevano convinto ‘o Sceriffo a ficcare Giorgia Meloni nel consueto soliloquio sul Covid, oggi è toccato al berlusconiano mischiare pere e mele. In pratica è riuscito a disegnare i nuovi confini del centrodestra nazionale mentre rivendicava a quello regionale il diritto di scegliere le candidature in Sicilia. E a raccontare la sua cena con Renzi in veste di emissario del Cavaliere un secondo dopo aver intimato un preavviso di sfratto a Nello Musumeci da Palazzo d’Orlèans.
Miccichè è il presidente dell’Ars
Ma procediamo con ordine, se possibile. Da uomo forte dei berlusconiani oltre che da presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Micchichè sta tentando da tempo un abboccamento con i renziani, guidati in Sicilia da Davide Faraone. L’anno prossimo si vota a Palermo e in Regione e Miccichè nutre la legittima ambizione di di sperimentare nell’Isola nuovi equilibri politici. Sul punto, in conferenza stampa è stato pure parecchio esplicito. «Speriamo – ha detto – di convincere anche la Meloni a un allargamento verso Renzi. Alla fine con qualche storcimento di naso si potrebbe ottenere». Parole che ha però prudentemente schermato dietro la battaglia per il Quirinale («La cena con Renzi? Gli ho chiesto “lo voteresti Berlusconi al Quirinale?” e lui mi ha risposto “perché no?”»).
«FdI apra a Renzi»
Fosse così, non ci sarebbe da convincere nessuno. Se il leader di Iv voterà Berlusconi al Colle non ci sarà alcun storcimento di naso nel centrodestra, anzi. E neppure Micciché avrebbe sentito il bisogno di smentire la presenza di un progetto centrista («un’alleanza con Iv senza la Meloni e Salvini sarebbe una barzelletta»). Ma chi ha avuto pazienza di ascoltare tutta la conferenza stampa, si è presto accorto che anche l’ascesa di Berlusconi al Quirinale era per poco più di un espediente retorico per arrivare al suo vero obiettivo: l’attuale governatore della Sicilia.
Ostilità con Musumeci
Diversamente, non avrebbe tessuto le lodi del Cavaliere per poi atterrare su Musumeci, indicato come un governatore troppo lontano dai partiti siciliani. «Ci rende sempre più difficile la sua candidatura – ha detto -. Invece di cercare improbabili imprimatur fuori dalla Sicilia farebbe bene a cercare di ricomporre i rapporti qui in Sicilia». Il nome alternativo ce l’ha sulla punta della lingua: Gaetano Miccichè, il fratello manager. «Non esiste, ma sarebbe un sogno», dice Gianfranco. Forse, lascia intendere, basta solo chiederglielo.