Puzzer e un gruppo di esaltati volevano occupare l’ospedale di Pordenone. Rimedia un altro foglio di via
Il Questore di Pordenone, Marco Odorisio, ha disposto il foglio di via obbligatorio per tre anni, dal comune di Pordenone, per Stefano Puzzer, portuale e leader della protesta contro il Green pass. Puzzer, già allontanato da Roma con analogo provvedimento, ha preso parte ieri a Pordenone a una manifestazione non autorizzata che intendeva occupare la direzione sanitaria dell’ospedale cittadino.
La manifestazione NoVax di Pordenone, non preavvisata, è stata bloccata sul nascere. Via social, i manifestanti si erano autoconvocati. L’iniziativa era nata per sostenere il personale sanitario sospeso dal servizio, in occasione dell’entrata in vigore dal 15 dicembre dell’obbligo vaccinale per alcune categorie. I manifestanti erano un centinaio. Tutti sono stati identificati e invitati ad allontanarsi.
Filippo Anelli, presidente presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici, ha espresso “solidarietà ai colleghi dell’ospedale di Pordenone, al presidente dell’Ordine dei medici Guido Lucchini e a tutto il Consiglio direttivo. È inaccettabile che, nel nome di un’ideologia – afferma Anelli – si tenti di bloccare il lavoro a tutela della salute e a beneficio della comunità. Un grazie alla Digos per il tempestivo ed efficace intervento”.
“Le Convenzioni di Ginevra, alla base del diritto internazionale umanitario – evidenzia Anelli – proteggono, anche in caso di conflitto armato, i malati, i feriti, i naufraghi, il personale medico, le ambulanze e gli ospedali. La protesta no-vax sta assumendo i contorni di una vera e propria guerra ideologica, il cui carico d’odio non risparmia neppure i presìdi che tutelano la salute pubblica. Invitiamo i manifestanti a mettere in atto, se lo ritengono, forme di protesta pacifiche, che non interferiscano con la garanzia dei diritti dei cittadini e con il lavoro degli operatori sanitari. Operatori che, lo ricordiamo, sono anche al loro servizio, pronti a rispondere ai loro dubbi, ad accompagnarli verso una scelta consapevole e autodeterminata, e a curarli, se necessario. Il dissenso di alcuni – conclude – non può e non deve intaccare i professionisti e le strutture del Servizio Sanitario nazionale, che è patrimonio di tutti”.