Pomicino: la partita del Quirinale? Ecco che cosa succederà al quarto scrutinio, rischio implosione
Per la partita del Quirinale Paolo Cirino Pomicino si affida alla Provvidenza e nega di avere una qualche parte in commedia nelle manovre di queste settimane. L’ex ministro dc, intervistato da La Verità, vede in questa elezione un “inedito assoluto”. I partiti sono debolissimi, avverte, e anche i candidati hanno un indice di gradimento “lillipuziano”. “Quasi tutti i partiti – sottolinea Pomicino – vorrebbero tenere Draghi al governo, e per un semplice motivo: ogni possibile scossone li terrorizza. E ne hanno tutti i motivi. Draghi è il punto di equilibrio dell’attuale sistema. Oggi è bene che resti al servizio del Paese restando premier. Non solo: un domani potrebbe essere anche la carta vincente in chiave internazionale, per rafforzare l’Unione europea priva ormai della presenza della Merkel”.
Mai come adesso – per Pomicino – “serve una larga condivisione che porti alla scelta di un personaggio con esperienza politica e di governo, che vanti rapporti internazionali, e che abbia o abbia avuto in passato un battesimo elettorale“. Ma i nomi si rifiuta di farli: “Ma le assicuro che i papabili ci sono. Ne conto tre o quattro: autorevoli, centristi, bipartisan“.
Quindi critica Enrico Letta e Giuseppe Conte che annunciano di volere un largo consenso ma si accordano tra di loro. “Mentre si sollecita un metodo condiviso si fanno accordi a due”. E ancora. “Chi mette paletti li riceverà. Evitiamo esclusioni di questa o quella coalizione: diversamente sarà difficile uscirne. Anche Enrico Letta dovrà aprirsi a qualsiasi tipo di scelta, una volta che certi criteri di condivisione vengono rispettati. Detto questo: i candidabili veri, quelli dotati di una certa levatura, sono pochi: e arrivano quasi tutti dalla prima Repubblica”.
Per quanto riguarda Silvio Berlusconi, infine, “la sua ambizione è giusta e legittima, ma da statista deve chiedersi se la sua scelta unisce il Paese oppure lo divide”. Pomicino prevede schede bianche nelle prime tre votazioni. “Dalla quarta, se non c’è un accordo, ognuno cercherà di imporre un nome sulla base di una maggioranza posticcia, che peraltro sarà pure difficile raggiungere. Rischiamo l’esplosione del sistema politico, già stremato dopo 25 anni di guerra di tutti contro tutti”.