Condannata la star tv Jussie Smollett: denunciò un finto pestaggio omofobo da parte dei “trumpisti”

11 Dic 2021 13:18 - di Laura Ferrari
Jussie Smollet

L’attore afroamericano Jussie Smollett, star della serie tv ‘Empire’ (trasmessa anche in Italia) è stato dichiarato colpevole da una giuria di Chicago di cinque su sei capi di imputazione per aver denunciato falsamente di essere stato vittima tre anni fa di una aggressione d’odio da parte di due fan di Donald Trump, un attacco che invece si è inventato per aumentare la sua notorietà. Ora rischia sino a tre anni di galera e 25 mila dollari di multa.

Il video della denuncia tra le lacrime contro gli omof0bi trumpisti

Il 29 gennaio 2019 tutti i giornali americani dell’agguato razzista e omofobo contro Jussie Smollett da parte di due uomini mascherati, avvenuto intorno alle 2 del mattino. Dicono che l’attore sia stato preso a pugni in faccia, gli sia stata versata addosso una “sostanza chimica sconosciuta” e una corda avvolta intorno al collo.

Jussie Smollett, storia di una messa in scena (quasi) perfetta

Jussie Smollett dice alla polizia che i due aggressori hanno anche fatto riferimento allo slogan “Make great America again” lo slogan spesso usato dal presidente Donald Trump e dai suoi sostenitori. Va da un medico e la polizia descrive le sue condizioni come “buone”. Immediatamente lo star system si schiera con l’attore afroamericano dichiaratamente gay. Inutile dire che volano accuse e insulti contro Trump e i suoi sostenitori. Tra i primi a manifestare per il collega sono i co-protagonisti di Empire, tra i quali Grace Byers e Naomi Campbell. Byers accusa esplicitamente l’allora presidente americano: “Questo atto spregevole rivela solo vergognosamente quanto profondamente le malattie dell’odio, della disuguaglianza, del razzismo e della discriminazione continuino a scorrere nelle vene del nostro Paese”. Il comico Steve Harvey va oltre: «Si tratta di venire in aiuto di un altro fratello che ha assaporato la brutalità dell’odio, del razzismo e del bigottismo».

Il 14 febbraio arriva il primo colpo di scena. La polizia di Chicago, sulla base delle immagini delle telecamere di sorveglianza, anziché fermare dei “suprematisti” bianchi, identifica due immigrati nigeriani. Avevano lavorato come comparse nella stessa serie di Jussie Smollett, a volte andando in palestra con l’attore, dice il loro avvocato. Alcuni degli oggetti sequestrati da una perquizione della polizia nella loro casa includono una maschera nera, un telefono, ricevute, un cappello rosso e candeggina. Il materiale usato per il finto agguato.

Aveva pagato due fratelli nigeriani per farsi picchiare

Lo stesso giorno, su Good Morning America Jussie Smollett lascia supporre che la polizia di Chicago voglia depistare le indagini. L’attore ribadisce che gli aggressori erano sicuramente bianchi, dicendo: “Se avessi detto che gli aggressori erano un musulmano, o un messicano, o qualcuno di colore, sento che i dubbiosi mi avrebbero sostenuto molto di più”. E parlando tra le lacrime, dice che i gay dovrebbero “imparare a combattere” questo tipo di attacchi.

Il 21 febbraio l’attore afroamericano viene arrestato. In una conferenza stampa, il sovrintendente di polizia Eddie Johnson afferma che Smollett “ha approfittato del dolore e della rabbia del razzismo per promuovere la sua carriera”. Aggiunge che l’attore lo ha fatto perché “insoddisfatto del suo stipendio”.

La polizia afferma che l’attore si è anche auto-inviato una lettera razzista a uno studio della Fox e ha dato ai fratelli Osundairo un assegno di 3.500 euro per organizzare il finto attacco. Ieri è arrivata la condanna. Ora Smollett rischia fino a tre anni di carcere.

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