Ad Atreju la tombolata di Gioventù Nazionale: da Scanzi “mariuolo” al ddl Zan “o muort”

11 Dic 2021 17:05 - di Luciana Delli Colli
tombolata atreju

Oggi la tombolata, domani il presepe vivente: le due giornate finali di “Atreju – Il Natale dei conservatori” celebrano le più radicate tradizioni italiane. Un fatto che dovrebbe essere scontato, ma che di questi tempi assume i connotati della rappresentazione plastica di una precisa scelta di campo. Quella – per dirla con le parole di Giorgia Meloni in occasione della presentazione della kermesse di FdI – di chi ha ben chiaro «cosa ci sia da conservare oggi», in un mondo in cui si è radicalizzata la contrapposizione «tra chi vorrebbe omologare e cancellare le identità e chi crede che siano la cosa più preziosa che abbiamo da tutti i punti di vista».

Ad Atreju la tombolata goliardica di Gioventù Nazionale

Una visione che si afferma anche con la leggerezza di un gioco come la tombola, declinato in maniera goliardica dai ragazzi di Gioventù Nazionale. Come ormai consuetudine da alcuni anni a questa parte, i volontari del movimento giovanile di FdI si sono fatti artefici di un “banco” che, secondo la migliore tradizione napoletana, associa a ogni significato della smorfia un protagonista o un fatto della politica, regalando momenti di pura satira: dal 79, ‘o mariuolo, assegnato a Scanzi, il saltatila, al 47, ‘o muort, collegato al ddl Zan e proposto senza commento, perché «si capisce da solo». Soprattutto, però, il pubblico ha apprezzato il 28 di Diletta Leotta, pari merito nell’applausometro con il 25 di Giorgia Meloni, mentre un coro di «buuu» si è alzato sul 75, Pullecenella, di Saviano, superato per proteste solo dal 4, ‘o purc, assegnato a Tito.

Il presepe vivente con bue e asinello veri

Ugualmente, anche la rappresentazione del presepe vivente, che l’8 dicembre è stato a cura del Comitato presepe storico romano e domani sarà realizzato dall’associazione “Come a Betlemme”, insieme al mistero della Natività e anche dal di là degli aspetti devozionali, finisce per ricordarci la bellezza delle nostre radici, la grazie del loro portato, la vitalità di quelle tradizioni che percorrono il nostro territorio. E che, mentre si animano di colori e suoni due passi da San Pietro con tanto di bue, asinello e capretta veri, rendono ancora più evidente quanto lontane siano le stanze della burocrazia grigia di Bruxelles.

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