Sindaci sotto tiro: Campania maglia nera per intimidazioni. Ma in Veneto minacce in aumento
Sono 465 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza rivolti nel 2020 contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali e dipendenti della pubblica amministrazione. Nel 2019 furono 599, per un calo del 17 per cento. Una media di nove intimidazioni a settimana, una minaccia ogni 19 ore. È quanto emerge dal rapporto Amministratori sotto Tiro, realizzato da Avviso Pubblico. Che si avvale del monitoraggio delle notizie di stampa locali e nazionali, delle interrogazioni parlamentari e delle segnalazioni dei propri coordinamenti territoriali. Per il quarto anno consecutivo è la Campania la regione con il maggior numero di intimidazioni, con 85 casi censiti (furono 92 nel 2019).
Lo sostiene il rapporto di Avvviso Pubblico
Seguono Puglia e Sicilia con 55 casi. Qui il calo rispetto al 2019 è piuttosto consistente: rispettivamente meno 23 e 17 per cento. In discesa anche la Calabria (38 casi rispetto ai 53 del 2019), che prosegue un trend iniziato da alcuni anni. Al Nord è la Lombardia a confermarsi come la regione più colpita, seppur anch’essa in calo: 37 casi (46 nel 2019). A seguire, per numero di casi, è il Lazio, stabile con 36 casi. Chiudono le prime dieci posizioni il Veneto (30 casi, uno dei pochi territori in aumento), Emilia-Romagna (25), Toscana (23) e Sardegna (21). Conferme anche a livello provinciale: il territorio più colpito si conferma Napoli con 46 casi, con un incremento del 12 per cento rispetto al 2019. Seguono Salerno (21 casi), Roma (20), Milano e Foggia (16), Cosenza (15), Padova e Lecce (14), Bari e Messina (13).
I social primo mezzo per le intimidazioni
Anche sul fronte della tipologia di intimidazioni subite da amministratori locali e personale della pubblica amministrazione si fa sentire l’impatto della pandemia. I social network, sona passati dal terzo al primo posto nella classifica del mezzo più utilizzato per minacciare. Le polemiche legate alle restrizioni adottate per contenere la diffusione del Covid19 hanno trovato malsano sbocco in insulti, offese, delegittimazioni dell’operato degli amministratori locali, quando non di diffamazioni. La piazza virtuale, già negli anni passati contenitore di varie frustrazioni, considerata da taluni uno spazio in cui tutto è concesso, durante la pandemia ha amplificato queste sue caratteristiche.