Romanzo Quirinale, perché Berlusconi al Colle converrebbe anche a Renzi. E la sinistra è già nel panico

14 Nov 2021 18:20 - di Adele Sirocchi
Berlusconi Quirinale

Partita per il Quirinale: sinistra nel panico, centrodestra convinto del suo candidato, Silvio Berlusconi. Questo il quadro, che si è complicato con il convinto no di Mattarella a un eventuale bis. Enrico Letta prende tempo: del nuovo Capo dello Stato se ne parla a gennaio, ripete in giro e lo dice anche oggi in una lunga intervista a La Stampa.

Il pallottoliere manda in tilt la sinistra

“Più guardano il pallottoliere e più i compagni tremano – commenta su Libero Pietro Senaldi –  Per la prima volta nella seconda Repubblica infatti la sinistra non ha i numeri per eleggere il capo dello Stato, anche grazie al fatto che la maggior parte dei delegati regionali stavolta proviene dal centrodestra. E così il Cavaliere, più che sperarci, ci crede, anche perché Lega e Fratelli d’Italia si sono detti pronti ad appoggiarlo. Con la pattuglia dei 47 renziani, basta convincere in qualche modo una quarantina di grillini senza più padrone e senza nessun futuro in Parlamento e il gioco è fatto”.

Quirinale, Berlusconi presidente converrebbe anche a Renzi

Senaldi spiega anche perché Berlusconi presidente della Repubblica converrebbe anche a Renzi. “Primo perché il Cavaliere conosce la gratitudine, secondo perché il dissolvimento di Forza Italia libererebbe gran parte dell’elettorato moderato, consentendo alle forze di centro, e Italia Viva ormai non è più di sinistra, di riorganizzarsi in un fronte più compatto ed elettoralmente appetibile. Questo lo sa la sinistra, ma lo ha capito anche Draghi”.

Il fronte progressista corre ai ripari: Berlusconi sarebbe “destabilizzante”

Il fronte progressista si trova in grande difficoltà dinanzi a questo scenario e cerca di correre ai ripari dopo aver salutato in Berlusconi lo “statista” responsabile in odio a Matteo Salvini. Così sulla Stampa si dipinge un avvento del Cavaliere al Colle come una specie di sciagura nazionale. “Per quanto sia l’uomo delle imprese impossibili – scrive oggi Marcello Sorgi – è prevedibile ciò che potrebbe accadere se il suo nome fosse davvero portato alle urne nel clima surriscaldato delle votazioni per il Quirinale. Un inevitabile muro contro muro, destinato a logorarne la candidatura e a spingere gli alleati dell’ex-premier a convincerlo a ritirarsi. Ma anche in caso di elezione, il contraccolpo sul quadro politico e sul piano internazionale (l’europeista Berlusconi eletto con il contributo determinante dei suoi alleati euroscettici) sarebbe tale da rendere molto difficile la prosecuzione del governo Draghi”.

Un tavolo di maggioranza per trovare un accordo

Mentre Repubblica confida in un ripensamento di Mattarella perché anche l’Europa lo vuole…  “Si fa sempre più strada – tira le somme Il Messaggero – la certezza che se non verrà trovata un’intesa sulla scelta del presidente della Repubblica, un istante dopo la coalizione di tutti imploderà. E di conseguenza il governo cadrà. Per poi precipitare, quasi inevitabilmente, verso il voto anticipato”. A meno che l’attuale maggioranza non trovi un accordo su un nome autorevole come successore di Draghi a Palazzo Chigi per continuare nella logica delle “larghe intese”.

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