Quella “fiaccola che non si spegne”: serata nel segno della Giovane Italia con il libro di Baldoni
Giornata ricca di riflessioni e di prospettive nel nome della Giovane Italia nella sala convegni della Fondazione An. L’occasione della presentazione del libro di Adalberto Baldoni e di Alessandro Amorese “I ragazzi del ciclostile – La Giovane Italia, un movimento contro il sistema” ha fatto da cornice ad una serata ricca di aneddoti, storie e appunti per un generazione giovanile chiamata a raccogliere “la fiaccola” ideale e politica dei loro “fratelli” del passato. Non a caso Giorgia Meloni che è intervenuta e ha scritto la prefazione del volume edito da Eclettica, ha parlato di “fiaccola”. “Che è ancora il nostro testimone. Che ancora c’è. Anche nel simbolo del movimento giovanile e di Fratelli d’Italia”, ha tenuto a sottolineare. Vuol dire “sempre andare avanti senza dimenticarti chi sei”.
Gramazio: “La Giovane Italia ha rappresentato il sindacato degli studenti”
A volere fortemente la presentazione dei Ragazzi del ciclostile è stato Domenico Gramazio con il Centro iniziative sociali. Il nuovo libro dello storico della destra, Adalberto Baldoni, fotografa senza retorica la storia e il pathos della più importante organizzazione giovanile e studentesca del secondo dopoguerra. Gramazio ha presieduto la Giovane Italia in anni difficilissimi di scontri politici. “La Giovane Italia ha rappresentato veramente il sindacato degli studenti – ha ricordato in un intervento denso di ricordi e di aneddoti- .La sede provinciale di via Firenze 11 era pagata dalla direzione del Msi, così come il ciclostile. Tutto il resto si fondava sulla libera sottoscrizione dei militanti”. Tanta passione, tante difficoltà superate. “Mantenere in attività 110/120 nuclei studenteschi che ogni giorno stampavano volantini ed almeno 20 giornaletti d’istituto voleva dire decine e decine di risme di carta e scatole di matrici per ciclostile”, ha ricordato Gramazio. “Spesso Anderson ci faceva avere la carta da Via Quattro fontane il resto era tutto sulla libera contribuzione. Nel mio periodo di presidenza dell’ASAN ho organizzato corsi di preparazione politica uno dei docenti fu il prof Cesare Mazza”.
La presidenza di Gramazio in anni difficili di scontri politici
“Ho organizzato nei principali paesi della provincia di Roma numerosi nuclei di istituto: tutti sotto l’egida della fiaccola tricolore, facendo distribuire centinaia di francobolli adesivi con il nostro simbolo. In quel periodo furono decine e decine di denunce da me raccolte che, ricordo, terrorizzavano mia madre”. “Sotto la mia presidenza – ha concluso Gramazio- sono riuscito ad unificare nelle scuole tutti i gruppi extraparlamentari di destra: Avanguardia, Ordine Nuovo e Formazioni giovanili sotto la fiaccola della Giovane Italia a Roma. La cosa non fu bene accatta dalla segreteria Michelini, il quale mi fece sollevare dall’incarico. Fu l’onorevole Caradonna, federale del MSI, a richiamarmi subito a dirigere il settore propaganda della federazione di Roma, diventando il più giovane dirigente federale dell’Urbe”.
Amorese: “Il patriottismo e la necessità degli esempi da seguire”
“La Giovane Italia ha recitato per due decenni un ruolo essenziale non solo nella destra politica italiana ma anche e soprattutto nell’intera galassia del mondo giovanile italiano, interpretandone il patriottismo, la necessità di avere ancora esempi e miti da seguire e l’essenza dell’essere studenti”. Sono le parole dell’editore e coautore Alessandro Amorese durante la tavola rotonda alla Fondazione An, moderata dal capo dei servizi politici dell’Adnkronos, Cristiano Fantauzzi. “
Ad un vero e proprio sindacalismo studentesco si accompagnavano le solide ragioni di vita dell’Associazione: la difesa dell’italianità, la battaglia campale contro l’infiltrazione marxista nelle scuole e nella cultura (affrontata in modo serio anche dal Fuan); e la solidarietà attiva alle nazioni dell’Est schiacciate dall’Unione Sovietica e lasciate sole dall’Occidente. Da Trieste italiana (il libro lo abbiamo dedicato a Piero Addobbati) alla questione altoatesina (“il nostro Vietnam”), dalla rivolta ungherese alla Primavera di Praga (Jan Palach divenne icona di un ’68 alternativo)”, ha ricordato Amorese.
“Su quei fogli ciclostilati si formarono intellettuali e scrittori”
“La presenza dell’Asan Giovane Italia nelle scuole e nelle piazze si condensava inoltre nella figura dei fiduciari d’istituto, animatori delle mobilitazioni studentesche, e nelle centinaia di riviste e giornalini. In queste pubblicazioni, alcune appunto ciclostilate in proprio, si sono fatti le ossa importanti giornalisti italiani, come Italo Cucci, Franco Cardini, Giano Accame, Pier Francesco Pingitore, Fausto Gianfranceschi (presidente nazionale a fine anni ’50). Oggi la Giovane Italia sarebbe ancora al fianco dei popoli in lotta, come quello polacco; sarebbe in piazza contro la progressiva svendita dell’Italia e sarebbe l’alternativa profonda a quella generazione ‘woke’ che ancora una volta dagli Usa cerca di imporci un altro ’68 (nelle sue degenerazioni) insieme alla cancellazione della nostra cultura millenaria”.
Nazzareno Mollicone: “Il clima di quegli anni era preoccupante ma entusiasmante”
Nazzareno Mollicone nel suo intervento ha voluto rammentare il clima politico di quel periodo che era caratterizzato da guerre, rivolte, iniziative politiche e storiche: Corea, Indocina con l’epopea della ridotta di Dien-Bien-Phu; la rivolta operaia a Berlino Est nel 1953, la battaglia politica per l’istituzione di una Comunità Europea di Difesa poi fatta fallire dalla Francia; la fondazione a Roma del Mercato Comune Europeo; la morte di Stalin con l“destalinizzazione” e la successiva rivolta ungherese del 1956. I giovani e gli studenti di allora erano immersi in quel clima preoccupante ma anche entusiasmante”, ha ricordato Mollicone. “Per questo volevamo partecipare in massa alle manifestazioni indette dalla Giovane Italia. Ci sentivamo mobilitati da queste motivazioni, nazionali e internazionali.
“Come coinvolgere i nostri giovani”
Ha quindi aggiunto una riflessione sulla gioventù di oggi. “Se è vero che sono cessate le rivendicazioni nazionali di tipo territoriale, sono però emerse nuove problematiche che possono “accendere” i giovani, perché riguardano il loro futuro. Si tratta della globalizzazione economica che tende a soffocare molte attività nazionali; la diffusione di un “pensiero unico” che mira alla cancellazione della storia e del nostro passato. C’è quindi ampia materia per coinvolgere e motivare i giovani alla difesa della loro Nazione in tutti i campi, politici economici e culturali. Il fiorire di molte piccole case editrici, di periodici “online”, di circoli culturali fa ben sperare”.