Migranti, Draghi (finalmente) alza la voce: «Situazione insostenibile. La Ue trovi una soluzione»

13 Nov 2021 8:44 - di Michele Pezza
Draghi

C’è una “finestra” tutta italiana nel summit di ieri di Parigi dedicato alla Libia. A spalancarla, con parole con molto nette, è stato Mario Draghi. «Gli sbarchi continui sull’Italia rendono la situazione insostenibile – ha esordito il premier -. La Ue deve trovare una soluzione e noi dobbiamo investire di più sula Libia per aiutare i libici a creare condizioni più umane». Meglio tardi che mai, viene da dire. Pensando soprattutto a quelle forze politiche di casa nostre pronte a volare come «razzista» chiunque azzardi a porre la questione migranti fuori dai logori cliché della solidarietà senza confini e altre amenità del genere. Con le sue parole Draghi ha dimostrato che il problema c’è, è serio e che sul punto l’Europa è quanto meno distratta.

Così Draghi al summit di Parigi sulla Libia

E ha fatto benissimo. Tanto più che tutt’altro piglio sfodera Bruxelles sull’altra rotta seguita dai migranti, quella balcanica. Lì minaccia sanzioni alle compagnie aeree turche e bielorusse diffidandole dal trasportare disperati siriani, iracheni e  yemeniti ad uso e consumo del dittatore Lukashenko, che poi li ammasserà ai confini di Polonia e Lituania per ricattare la Ue, anzi la Germania. Non è un caso che in questi giorni sia stato il capogruppo (tedesco) del Ppe a Strasburgo, Manfred Weber, a chiedere di erigere, con fondi Ue, un muro anti-migranti alla frontiera che separa Polonia e Lituania dalla Bielorussia.

Lamorgese inadeguata

Tutt’altra musica, invece, sulla rotta mediterranea. Qui Bruxelles si volta dall’altra parte, lasciando sola l’Italia nell’affrontare la marea umana che assalta quotidianamente le sue coste. Draghi ha fatto bene a sollevare il problema. Ma deve anche rendersi conto che solo questo non basterà a scansarlo. Così come deve prendere della sostanziale inadeguatezza della ministra Lamorgese, prigioniera di un approccio burocratico al dramma dell’immigrazione clandestina. Il premier, insomma, ha compiuto un passo importante, ma ora non può fermarsi. In Europa non ci mettono molto a capire se uno fa sul serio o è solo chiacchiere e distintivo.

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