Nov 05 2021

Mario Landolfi @ 14:14

M5S, Conte sconfitto sull’elezione del capogruppo al Senato. C’è lo zampino di Di Maio

Comandante, ho fatto dieci prigionieri!”. “Bravo soldato, portali qui!”. “Ma comandante, non mi lasciano venire!”. La gag del prigioniero che si crede catturatore calza a pennello su Giuseppe Conte: lui pensa di guidare i 5Stelle mentre in realtà ne è guidato. Prova ne sia l’esito della votazione del capogruppo al Senato. L’ex-premier aveva sponsorizzato l’uscente Ettore Licheri, ma ha dovuto ingoiare l’elezione dell’outsider Mariolina Castellone. E poiché al ridicolo non c’è mai fine, è stato lo stesso Conte a prenersi la briga di presentare il tutto come una grande prova di compattezza.

Il candidato di Conte si è ritirato

«Questa – ha commentato – è l’occasione per confermare con i fatti che ci vuole divisi, chi scrive fandonie sul Movimento non colga mai nel segno». Contento lui… In realtà, alla prima votazione Licheri e la Castellone erano arrivati appaiati a quota 56. Il passo indietro del primo è servito solo ad evitare l’umiliazione di una sconfitta nelle urne. Ieri sera, a Otto e 1/2, Marco Travaglio ha derubricato l’elezione del capogruppo a episodio minore. Ma non è così. Anzi è emblematico della guerra sotterranea in corso tra lo stesso Conte e Luigi Di Maio.

La guerra sotterranea con Di Maio

In ballo nonché tanto il futuro del M5S quanto quello personale dei due. L’ex-premier teme infatti che il passare del tempo faccia evaporare la popolarità conquistata a colpi di conferenze stampa a reti unificate da Palazzo Chigi. Ma è proprio su questo effetto-dissolvenza che Di Maio punta per tornare padrone dei 5Stelle. È il motivo per ci Conte vorrebbe tornare alle urne subito e Giggino praticamente mai. Per questo ha incontrato il leghista Giorgetti. Ma anche l’altro incontro l’ad della Rai Fuortes, lascia capire che Di Maio balla da solo e solo per fare terra bruciata attorno a Conte. Entrambi sanno che la sconfitta è dietro l’angolo e la zattera pentastellata si è fatta troppo piccola. Dei due comandanti, uno è di troppo.