M5S, Conte sconfitto sull’elezione del capogruppo al Senato. C’è lo zampino di Di Maio

5 Nov 2021 14:14 - di Niccolò Silvestri
Conte

Comandante, ho fatto dieci prigionieri!”. “Bravo soldato, portali qui!”. “Ma comandante, non mi lasciano venire!”. La gag del prigioniero che si crede catturatore calza a pennello su Giuseppe Conte: lui pensa di guidare i 5Stelle mentre in realtà ne è guidato. Prova ne sia l’esito della votazione del capogruppo al Senato. L’ex-premier aveva sponsorizzato l’uscente Ettore Licheri, ma ha dovuto ingoiare l’elezione dell’outsider Mariolina Castellone. E poiché al ridicolo non c’è mai fine, è stato lo stesso Conte a prenersi la briga di presentare il tutto come una grande prova di compattezza.

Il candidato di Conte si è ritirato

«Questa – ha commentato – è l’occasione per confermare con i fatti che ci vuole divisi, chi scrive fandonie sul Movimento non colga mai nel segno». Contento lui… In realtà, alla prima votazione Licheri e la Castellone erano arrivati appaiati a quota 56. Il passo indietro del primo è servito solo ad evitare l’umiliazione di una sconfitta nelle urne. Ieri sera, a Otto e 1/2, Marco Travaglio ha derubricato l’elezione del capogruppo a episodio minore. Ma non è così. Anzi è emblematico della guerra sotterranea in corso tra lo stesso Conte e Luigi Di Maio.

La guerra sotterranea con Di Maio

In ballo nonché tanto il futuro del M5S quanto quello personale dei due. L’ex-premier teme infatti che il passare del tempo faccia evaporare la popolarità conquistata a colpi di conferenze stampa a reti unificate da Palazzo Chigi. Ma è proprio su questo effetto-dissolvenza che Di Maio punta per tornare padrone dei 5Stelle. È il motivo per ci Conte vorrebbe tornare alle urne subito e Giggino praticamente mai. Per questo ha incontrato il leghista Giorgetti. Ma anche l’altro incontro l’ad della Rai Fuortes, lascia capire che Di Maio balla da solo e solo per fare terra bruciata attorno a Conte. Entrambi sanno che la sconfitta è dietro l’angolo e la zattera pentastellata si è fatta troppo piccola. Dei due comandanti, uno è di troppo.

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