Cari compagni, il sistema Bibbiano esisteva eccome. 17 rinvii a giudizio, tra cui il sindaco dem Carletti

11 Nov 2021 18:15 - di Francesco Severini
Bibbiano

Diciassette gli imputati rinviati a giudizio, cinque prosciolti da ogni accusa. Condannato a 4 anni per abuso d’ufficio e lesioni lo psicoterapeuta Claudio Foti che, unico insieme all’assistente sociale Beatrice Benati (quest’ultima prosciolta da ogni accusa), aveva chiesto il  rito alternativo. Così ha deciso il giudice Dario De Luca oggi al Tribunale di Reggio Emilia dove si è celebrata l’udienza del processo sui presunti affidi illeciti del ‘sistema Bibbiano’.

Per Nadia Campani, funzionaria dell’Unione dei Comuni della val d’Enza, la stessa Procura ha chiesto un verdetto di assoluzione perché “il fatto non sussiste”. Il “non luogo a procedere perché il fatto non sussiste”, è stato inoltre disposto per le posizioni di Attilio Mattioli, Barbara Canei, Sara Testa e la funzionaria del Comune di Reggio, Daniela Scrittore. Con loro esce dal processo anche l’assistente sociale Cinzia Magnarelli, che ha ottenuto un patteggiamento a un anno e 8 mesi dopo aver iniziato a collaborare con i magistrati.

Affronteranno invece il dibattimento, tra gli altri, la moglie di Foti, Nadia Bolognini, l’ex responsabile dei Servizi sociali della val d’Enza Federica Anghinolfi, il suo braccio destro Francesco Monopoli e il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti. Il primo cittadino, eletto in quota Pd, era finito nell’estate del 2019 agli arresti domiciliari ed è stato scarcerato dalla Cassazione. Poi è tornato ad amministrare il Comune della Bassa Reggiana dove hanno sede i servizi sociali a cui la Procura di Reggio contesta di aver alterato le relazioni scritte sui bambini, denunciando presunti abusi o maltrattamenti in famiglia, per poterli dare a scopo di lucro a coppie affidatarie.

I capi di imputazione contro Carletti si erano ridimensionati, scendendo da quattro a due. Inizialmente infatti le ipotesi di reato riguardavano tre episodi di abuso d’ufficio e un falso ideologico. Nel primo caso per aver messo a disposizione della “Hansel&Gretel”, la onlus dello psicoterapeuta Claudio Foti, i locali pubblici del centro “La Cura” a Bibbiano senza alcuna gara. Nel secondo per aver partecipato alla falsificazione della causale delle somme versate agli affidatari. Nel terzo caso a Carletti si contesta di aver abbassato il valore della soglia dei servizi, spacchettandoli, per prorogarli senza gara. E, infine, di aver affidato il servizio legale all’avvocato Marco Scarpati, totalmente scagionato dalle accuse tanto da veder archiviata la propria posizione.

Al termine delle indagini per il dem rimanevano invece solo due ipotesi: una di abuso d’ufficio (per aver affidato il servizio di psicoterapia dei Comuni della Val d’Enza alla onlus senza bando) e quella di falso. Ora il primo cittadino ha visto ulteriormente ridursi le accuse a suo carico: rimane in piedi solo quella di abuso d’ufficio. Altra figura centrale dell’inchiesta è quella di Federica Anghinolfi, che ha a suo carico decine di accuse e che avrebbe ordinato ai suoi sottoposti di alterare le relazioni scritte sui minori.

“Arrivano le prime condanne dell’inchiesta “Angeli e Demoni” riguardante lo scandalo degli affidi illeciti a Bibbiano – commenta Giorgia Meloni – Da sempre, Fratelli d’Italia è stata in prima linea per denunciare questo sistema marcio che ha distrutto tante famiglie. Ci auguriamo che venga fatta definitivamente giustizia affinché non si verifichino più queste atrocità nei confronti di bambini innocenti”.

Naturalmente occorrerà lo svolgimento del processo per accertare la veridicità delle accuse ma la condanna per Claudio Foti e i 17 rinvii a giudizio fanno ritenere che il sistema Bibbiano era un “bubbone” sul quale era necessario fare chiarezza. E lo si farà in un’aula di tribunale. Mentre la sinistra, il Pd e tante anime belle turbate dall’inchiesta – spalleggiate dalle Sardine – avevano cercato di far passare l’intera vicenda come un’invenzione propagandistica della Lega o come un abuso retorico di Fratelli d’Italia.

E invece quell’invocazione, “parlateci di Bibbiano”, ci stava tutta e interroga ancora le coscienze di chi ha preteso di minimizzare un business vergognoso in nome di una presunta quanto inesistente superiorità morale della sinistra. Altro che “raffreddore”: perché così si espresse Giuliano Limonta, presidente della commissione tecnica regionale sui minori voluta dal governatore dell’Emilia, Bonaccini, dopo i gravissimi fatti emersi dalle pratiche degli affidi dei minori in Val d’Enza. Bibbiano, insomma, non era solo un “raffreddore” ma un sistema malato che rimanda a precise responsabilità.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *