Bibbiano, sentenza in arrivo. Parla una mamma: mi hanno detto che non potevo essere una buona madre…

9 Nov 2021 19:51 - di Redazione

“Ci hanno tolto nostro figlio il 18 luglio 2013, aveva due anni e mezzo. Per otto anni io e mio marito lo abbiamo potuto vedere in modalità protetta per un’ora ogni due mesi. Incontri sorvegliati, registrati, alla fine dei quali eravamo tenuti a congedarci dicendogli che mamma e papà dovevano salutarlo per andare a scuola, per imparare ad essere bravi genitori. Bibbiano ha scoperchiato un vaso di Pandora, ma gli affidi illeciti e le prepotenze di assistenti sociali senza scrupoli hanno origini ben più lontane nel tempo”. A parlare all’Adnkronos è Sonia Cecchinato, una delle mamme di Bibbiano. L’inchiesta sui presunti affidi illeciti ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 24 persone.

Giovedì prossimo, al tribunale di Reggio Emilia, il giudice Dario De Luca dovrà decidere sulle richieste di rito abbreviato per due degli indagati, lo psicoterapeuta  Claudio Foti e l’assistente sociale Beatrice Benati, e pronunciarsi sulle richieste di rinvio a giudizio per gli altri 22. “Voglio giustizia, esigo giustizia – dice la mamma del bambino oggi quasi undicenne – Io e mio marito siamo sposati da 12 anni, abbiamo una casa, un lavoro, ci hanno tolto gli anni migliori di nostro figlio, quelli in cui ha imparato a conoscere il mondo, a leggere, a scrivere, il primo giorno di scuola, i dentini persi e quelli cresciuti. Nessuno ci restituirà questo, ma almeno le condanne potranno ricompensarci di parte della sofferenza”.

“Ci sono voluti otto anni perché arrivasse un decreto con il quale il Tribunale, la settimana scorsa, disponesse in via immediata e urgente di aumentare gli incontri, farli liberi e dare l’autorizzazione al rientro in casa durante i weekend di nostro figlio – annuncia la donna – Non so nemmeno se Davide abbia fatto la comunione o meno, quando gliel’ho chiesto mi ha risposto ‘ma perché, avrei dovuto farla?’ e mi hanno accusato di avergli procurato un disagio. La nostra fortuna è di esser riusciti a mantenere sempre con lui un buon rapporto, ci chiama mamma e papà, è felice quando ci vede, gli facciamo i regali. Cinque figli ho avuto e cinque figli mi hanno tolto, per aver avuto una famiglia problematica e aver subito violenze dal mio patrigno: un giudice mi disse chiaramente che non avrei potuto fare la mamma con i traumi subiti e che avrei potuto trasmettere loro. Pago il prezzo delle mie sofferenze, pur avendo io una vita decorosa e normale”.

“Sono 25 anni che lotto con i servizi sociali, facendo denunce, muovendomi tramite avvocati – dice – Non è solo Bibbiano, assolutamente: anzi ringrazio sia scoppiata questa ‘bomba’ nel 2019 che ha scoperchiato un vaso di Pandora. Oggi se ne parla, si può sperare nella giustizia. Voglio solo riprendermi il mio ultimo figlio. Con le tre più grandi, oggi maggiorenni, ho un rapporto bellissimo e mi hanno reso anche nonna, con l’altro figlio non ho mai recuperato il rapporto perché gli hanno raccontato di essere stato abbandonato. Da Parma a Bibbiano ho vissuto sulla mia pelle un sistema sbagliato e marcio. Io non ho paura, io continuo la mia battaglia per la verità, per riavere in casa il mio bambino, che non so dov’è, con chi è. Non l’ho mai saputo. E’ un dramma, solo la voglia di riportarlo a casa mi permette di non crollare, ho vissuto un solo compleanno di Davide in otto anni, e solo perché il giorno dell’incontro coincideva con la ricorrenza. Voglio solo riavere mio figlio”.

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