A Draghi si perdona tutto: il confronto con Conte e i doppiopesismi dei media: due stili e due misure

27 Nov 2021 11:17 - di Hoara Borselli
Draghi Conte

I doppiopesismi in questi due anni sono stati il fil rouge di tutta la comunicazione pandemica. In base a “chi diceva cosa” la reazione del mainstream è stata ondivaga. Lodevole con taluni ed impietosa con altri a seconda di quale messaggio la narrazione unica del virus voleva venisse veicolato. Parlo al passato non perché ad oggi le cose abbiano subito un qualsivoglia cambiamento, ma solo perché è guardando ciò che ci siamo lasciati alle spalle che riusciamo a fare un’analisi più lucida. Sempre più complicato essere obiettivi rispetto a qualcosa che stiamo vivendo nel presente.

Conte e Draghi, due premier e due misure

Lasciando per un attimo da parte la comunicazione adottata dai “virostar”; ed ignorando i fiumi d’inchiostro a loro dedicati, colmi di virgolettati che confinavano affermazioni, smentite, moniti e previsioni, vorrei che focalizzassimo l’attenzione su come il mainstream abbia adottato due pesi e due misure con i due principali protagonisti che a suon di Dpcm l’uno, e decreti l’altro, sono stati coloro che hanno schiacciato il click regolatore delle nostre libertà. Parliamo di Giuseppe Conte, colui che del protagonismo, del presenzialismo imperante ad ogni ora del giorno e della notte, ha fatto la sua cifra rappresentativa. E di Mario Draghi, colui che decide in silenzio, che non rilascia dichiarazioni se non in sedi istituzionali; che con rigore fa parlare tutti ma sostanzialmente non fa toccare palla a nessuno. Lui fa da bomber, terzino, portiere ed indiscusso allenatore per paragonare la sua partita a Palazzo Chigi utilizzando una metafora calcistica.

Draghi e Conte, due personalità agli antipodi

Due personalità agli antipodi, due premier che si sono trovati a dover traghettare il Paese. Il primo, Conte, fuori da uno tsunami che ci ha travolti all’improvviso, l’altro a dover farlo ripartire. Ho voluto fare un’analisi su come il mainstream si sia comportato rispetto alle reciproche restrizioni adottate: se abbia utilizzato lo stesso criterio plauso-critica per entrambi, o se invece si sia dimostrato più clemente con uno e severo con l’altro o viceversa. Ecco che emerge quel palese doppiopesismo che ho citato all’inizio, che, sintetizzato risulta questo: ovvero a Conte non si è perdonato nulla. E chiarisco: lungi da me volerlo ergere a vittima sacrificale. Mentre con Draghi ogni restrizione, ogni scelta che prende, risulta per la maggior parte delle penne, cosa buona e giusta. Le libertà compresse di Conte divengono oggi libertà compresse per giusta causa. A Draghi si perdona tutto, si concede tutto perché in fondo lo fa per il bene del Paese.

Anche Draghi ha fatto affermazioni discutibili, ma…

Allora va bene tutto, va bene che rilasci affermazioni risultate purtroppo non veritiere. Quali “l’appello” che a non vaccinarsi è un appello a morire, sostanzialmente. Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire: non ti vaccini, ti ammali, contagi, qualcuno muore. Oppure, chi non si sottopone a vaccinazione diffonde il virus, sottintendendo così che i vaccinati non possano contagiare gli altri. Draghi può tutto perché è sempre ben fatto a prescindere. Pure l’ultima affermazione di pochi giorni fa: “i vaccinati passeranno un Natale normale”, non ha guadagnato titoloni o copertine da quegli stessi giornali pronti a puntare il dito ed affilare le lame non appena Conte pronunciasse verbo.

Speranza tra Conte e Draghi

Non ho sentito un talk show dedicare uno spazio a tale affermazione che forse solo la sottoscritta, se per un secondo dismette gli abiti di arbitro imparziale, ha trovato estremamente discriminatoria ed illiberale. Allora viene da chiedersi se veramente il curriculum vitae e di un premier crei una sorta di immunità da critiche; una sudditanza tale da far sembrare ciò che prima si riteneva sbagliato, sempre un po’ meno sbagliato. Una domanda poi sorge spontanea. Quando Conte si affidava a Speranza, anche il ministro della Salute è finito nel tritacarne mediatico. Oggi Draghi si affida allo stesso Speranza, ma ci accorgiamo che è riuscito a rendere immune alle critiche anche lui.

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