Salvini alla resa dei conti con Giorgetti medita lo strappo col governo: «Rischiamo di affossarci»

19 Ott 2021 13:03 - di Chiara Volpi
Salvini Giorgetti

Salvini sfida Giorgetti. Il leader della Lega è sempre più tentato dallo strappo. E alla resa dei conti, il Capitano medita l’abbandono dell’esecutivo: «Non otteniamo risultati». E la scelta che si impone è: o optare per una Lega di lotta. O per un Carroccio di governo. «Stando in questo governo rischiamo di affossarci», dichiara il numero uno del Carroccio a ridosso del verdetto delle amministrative a proposito delle quali, pur sottolineando che «il centrodestra esce da questo tornata elettorale con più sindaci», non può che riflettere. E non solo sulle colpe di una campagna elettorale «surreale»: tutta incentrata a intercettare «fascisti che sono solo sui libri di scuola». Come non basta individuare le responsabilità di giornalisti e procure che, guarda caso rimarca Salvini alludendo chiaramente all’inchiesta su Arcuri, «rinviano quando si tratta di indagare quelli del centrosinistra mentre con noi vanno a spulciare anche nelle case»…

Salvini alla resa dei conti con Giorgetti: il leader della Lega  medita lo strappo col governo

Eppure, tutto questo ancora non basta per il leader leghista. Che, per la prima, vera volta, prende in considerazione con i suoi l’ipotesi di staccarsi dall’esecutivo Draghi. Oggi, per Salvini, l’argomento principe è quello formulato con un interrogativo retorico dalle colonne del Messaggero: «Che ci stiamo a fare al governo se non possiamo incidere?». E una parte della Lega è con il suo Capitano. Certo, non l’ala governista schierata più sulle posizioni del ministro Giorgetti. Ma a questo punto, scegliere di posizionare il partito o sul fronte della lotta, o su quello del governo, diventa impellente. E dirimente. Così, le posizioni del vertice del Carroccio e del suo braccio destro, divergono nettamente. Allontanando la decisione dirimente.

Salvini e Giorgetti divisi tra Lega di lotta e Lega di governo

Da una parte Giorgetti, che come ricorda il quotidiano capitolino «aveva previsto in largo anticipo la sconfitta», elencandone anacronisticamente anzi tempo, persino i possibili motivi. Dall’altra Salvini, che slatentizza il problema strisciante già da un po’ e punta a serrare i ranghi e a ricompattarsi all’interno della coalizione di centrodestra. Anche alla luce di un dubbio diventato ormai amara consapevolezza: sedersi in Consiglio dei ministri e avallare decisioni che vengono prese senza tener conto delle eccezioni leghiste non paga. Né termini di credibilità politica, né di responso elettorale.

Stare al governo non paga. Salvini ammette amaramente: «Non otteniamo risultati»

«Non giova – come rileva il Messaggero – neanche a chi come Giorgetti e Zaia hanno perso in casa propria. Il Doge, per esempio, deve registrare il ko a Conegliano. Il ministro dello Sviluppo a Varese, dove erano stati celebrati gli Stati generali del partito di via Bellerio». «Non otteniamo risultati» è l’amara conclusione di Salvini. Che fin qui ha visto cadere nel vuoto gli allarmi delle sirene leghiste. E che ora teme possa accadere lo stesso su Reddito di cittadinanza. Pensioni e taglio delle tasse. Uno scontro neanche troppo silentemente in corso, quello in atto tra il numero uno del Carroccio e l’esecutivo Draghi, su cui Salvini ammette: «Non otteniamo risultati»…

Le posizioni discordanti tra Salvini e Giorgetti preoccupano la Lega

Un conflitto interno che si eleva all’ennesima potenza con la discussione polemica in corso sull’operato della Lamorgese (e del governo che la sostiene e di cui la titolare del Viminale è emanazione). A proposito della quale ancora ieri – dopo aver chiesto nuovamente un incontro con la ministra – Salvini tuonava contro un governo che «mostra i muscoli con i deboli (i portuali di Trieste). E i guanti con i violenti (i manifestanti che hanno attaccato la Cgil)».

Mentre Salvini si riposiziona con la Meloni all’interno della coalizione di centrodestra

Così, Salvini rinvia una possibile spaccatura e la decisione finale al discorso che affronterà in segreteria con l’intenzione di puntare al congresso. Il momento e il luogo opportuni per replicare al dissenso e stilare una linea il più possibile univoca. In vista ci sono le politiche e, sottolinea il quotidiano romano, «Salvini ci vuole arrivare compattando la Lega su una strategia più di lotta che di governo. E cercando di portarsi dietro gli alleati». Non solo. In agenda c’è anche l’elezione del capo dello Stato. Un punto importante all’ordine del giorno, su Salvini concorda con Giorgia Meloni: ora occorre fare squadra e «respingere l’assalto della sinistra».

 

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