Oltre a recitare il “mantra” del fascismo, Landini parli di lavoro negato, di morti bianche e di Green pass

16 Ott 2021 12:12 - di Hoara Borselli

La Confederazione Generale Italiana del Lavoro, la CGIL, è la più antica organizzazione del lavoro esistente in Italia. Come principio fondante, afferma il valore della solidarietà in una società senza privilegi e discriminazioni, in cui sia riconosciuto il diritto al lavoro, che è il punto cardine di questo sindacato.
Se vive, è grazie a cinque milioni e mezzo di lavoratori che offrono un contributo a fronte di una garanzia di tutela e rappresentanza.
Qui arriva la prima distonia a seguito degli episodi avvenuti sabato scorso a Roma, dove la sede ha subito attacchi violenti da parte di esponenti di Forza Nuova che nell’inerzia del Viminale, hanno avuto un’ora di tempo per annunciare le sovversive intenzioni, aizzare la piazza e sfilare in corteo fino al bersaglio. Sul perché tutto ciò sia potuto accadere, ha risposto il Ministro Lamorgese in aula sostenendo, convinta di fornire una spiegazione logica, che Castellino non è stato fermato per evitare problemi di ordine pubblico. Dal Viminale ci fanno sapere che l’attacco alla CGIL sarebbe stato meglio tollerato, rispetto a qualche sodale che si sarebbe potuto risentire se le Forze dell’ordine fossero intervenute cercando di dissuaderli dall’intento.
Vista la lente di ingrandimento sotto cui si trovava il sindacato, una certa attenzione comunicativa era doverosa o quantomeno necessaria. Ma evidentemente qualcosa è sfuggito, e non è un dettaglio. Rispetto alla chiamata collettiva di partecipazione in massa alla manifestazione di oggi a Roma, raccontata come “lotta ai fascismi” ma palesemente propagandistica per quella sinistra che si presenterà allineata al corteo, Landini “intervistato da TPI rilancia la mobilitazione usando queste parole “La nostra piazza più forte di loro. Manifestiamo anche per il lavoro. È ora di spiegare alle persone che non verranno lasciate sole”.
Non so se ai cinque milioni e mezzo di iscritti sarà sfuggito un avverbio che stride pesantemente se pronunciato dal Segretario di un Sindacato che dovrebbe tutelare i diritti dei lavoratori.
Il condizionale è di obbligo quando quell’avverbio è accostato proprio alla parola lavoro.
Manifestiamo “anche” per il lavoro, sottintende che se rimarrà del tempo verranno spese due parole a riguardo? Che non è nella scaletta della giornata ma vedranno di trovare uno spazio per parlarne?
Da Landini ci si aspetterebbe che il tema lavoro rappresentasse il punto principale di ogni iniziativa pubblica.
Capisco che c’è la necessità di focalizzare tutti sul mantra “fascismo” perché almeno fino alla fine dei ballottaggi la congiura di screditamento della destra non va persa di vista, però qui la scivolata comunicativa è stata fortemente ingenua.
Landini ci ha voluto far capire un punto focale rispetto all’evento di domani e che non servivano certo le sue parole a ribadire tale palesita’, ovvero che il vero lite-motive della giornata sarà una propaganda elettorale che grazie all’ipocrisia dell’ombra del regime, potrà serenamente violare il silenzio elettorale.
Credo che agli iscritti farà piacere se Landini troverà qualche secondo, approfittando dell’attenzione mediatica che avrà questa manifestazione, per parlare dei diritti negati ai milioni di lavoratori con l’entrata in vigore del Green pass o per parlare delle ennesime morti sul lavoro registrate non più di due giorni fa.
Io credo che a pochi padri di famiglia interessi realmente che tutto il suo tempo lo impiegherà a rincorrere i fantasmi del fascismo, perché una cosa è certa, la narrazione della destra nostalgica del regime è fantasia, il pane in tavola che manca ancora a troppi è triste realtà.

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